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Moto sfavillanti, acconciature elaborate, una vita di eccessi dedicata a sesso, droga e rock’n roll, un gran voglia di eccedere, di stupire con la propria sfrontatezza, di essere gratuitamente volgari e farsi odiare… in poche parole di divertirsi e divertire con la propria musica.
I Mötley Crüe al giorno d’oggi sono probabilmente noti non tanto per le proprie imprese musicali, quanto più per le ormai celebri prestazioni sessuali di due illustri ex membri, il singer Vince Neil ed il batterista Tommy Lee – autore di recente di un orribile album solista oltre al lavoro prodotto coi Methods of Mayhem, valsogli una poco simpatica accoglienza al Gods of Metal di qualche anno fa – con la gentile ex consorte Pamela Anderson. Eppure, nonostante tutto questo gossip, i Mötley negli anni ’80 erano un combo notevole, capaci di rivaleggiare in popolarità coi Guns n’ Roses e di attirare enormi folle di fan – e groupies – ai loro concerti: se ascoltiamo “Dr. Feelgood”, uno dei loro più celebri album, possiamo ben capire il perché.
I fantastici quattro infatti non erano affatto un gruppo tutto fumo e niente arrosto. Certo, non saranno stati dei fenomeni di tecnica presi singolarmente, però il produttore Bob Rock è riuscito a spremente ognuno di loro: Vince Neil aveva un’ugola mica da ridere, Mick Mars sulla chitarra sapeva pestar giù bene e Nikki Sixx e Tommy Lee, forse quelli tecnicamente meno dotati della “Crüe”, avevano carisma da vendere. Sommate tutti questi fattori, ed ecco che avrete album del calibro di “Theatre of Pain”, “Girls Girls Girls” e infine proprio il nostro “Dr. Feelgood”, album uscito verso la fine degli anni ’80 e dopo il quale, purtroppo, iniziò la crisi senza fine dei nostri, letteralmente scoppiati a causa di rivalità e tensioni interne: basti pensare che Tommy e Vince ancora oggi impediscono la reunion caldeggiata da Nikki Sixx pur di non trovarsi faccia a faccia, anche se forse è meglio così.
I tempi di “Dr. Feelgood” erano quelli di massimo splendore dell’hard rock anni ’80, in cui i Guns, gli Skid Row, i Def Leppard e altri scalavano le classifiche, non a caso questo è l’unico album dei Crüe ad aver fornito dei single da top ten USA, e che singoli! Brani come “Dr. Feelgood” o “Kickstart my Heart” sono due perfetti esempi di rock esplosivo, scanzonato e irriverente, fatto solo per divertire e far saltare il pubblico, esaltato davanti a cotanta tamarraggine, nel senso più buono del termine ovviamente.
Ma lo stesso ragionamento lo possiamo fare per brani strafottenti e trascinafolle come “She goes down” o “Same ol’ situation”, figli di un’epoca destinata a non tornare più. Idem per ballate, forse al giorno d’oggi un po’ patetiche, sicuramente ruffiane anche all’epoca, vedi “Without you” o una nostalgica e ironica “Time for change”, che però si fa ascoltare con un po’ di tristezza, pensando che quei cambiamenti per i Mötley hanno significato il passaggio da una decadenza come stile di vita a un vero e proprio, inarrestabile declino.
Quello che vi resta è tuttavia un bel po’ di buona musica, in particolare coi dieci pezzi – più intro – di un album divertente, di sano orecchiabilissimo rock come purtroppo oggi pochi sanno ancora fare. Poi certo, i Mötley sono un gruppo che non ha mezzi termini: o li si ama, e questo farà loro piacere, o li odia, e anche questo farà loro piacere, perché in fondo a loro non fregava niente se non di suonare e fare tutto quello che volevano.
Menefreghisti, sicuramente ruffiani, volutamente provocatori e pazzi – mai foto di artwork furono più appropriate, coi nostri ritratti con tanto di camicia di forza! – Nikki, Vince, Tommy e Mick rappresentano nel bene o nel male un momento davvero importante dell’hard rock anni ’80, possono piacere o non piacere, ma un ascolto a “Dr. Feelgood” ogni appassionato di questo genere di musica ce lo deve dare per forza.
Se poi optate per il sì, il compito è pure stato facilitato perché sono uscite di recente delle splendide edizioni rimasterizzate dell’intera discografia della band, con parecchie bonus-track inedite, in grado di supplire a una reperibilità ormai difficoltosa di tutti gli album più vecchi.