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I Seafood tornano all’attacco, ma ancora con poca convinzione.
Torna uno dei quartetti meno inglesi che mai. i Seafood, che rischiavano di finire troppo dentro il nu-metal di bassa caratura, prendono ora tanto le distanza dell’inghilterra quanto dall’america per rifugiarsi invece in mondi cari ai gente del calibro di Mercury Rev. Non ci sono però atmosfereeccessivamente oniriche, anzi ma i Seafood hanno dalla loro un’impatto più violento e energico, che però finisce (come nel precedente lavoro)per sbilanciare l’album rendendolo “traballante” in alcuni punti. Nel disco si sposa infatti un’anima più sognante, quasi psichedelica con una più energetica, che riporta alla mente gli idlewild. La mancata alchimia fra i 2 spiriti genera un po’ di confusione, spostando (e spossando) l’ascoltatore ora in territori chitarrosi e chiassosi come l’intro un po’ troppo scontato di Cloacking che prepara allo schiaffo di distorsioni e la seguente Western Battle, ora in fantastiche pianure di suono, rilassanti e riuscite come People Are Understimated (col suo outro di piano) e la ghost track. Decisamente questa seconda parte è quella più riuscita per i Seafood, che farebbero bene a continuare su questa strada poichè, per quanto le canzoni più dure sono anche loro riuscite e piacevoli – specie per il cantanto- su quel piano ci sono troppi gruppi che li surclassano, in primis i British Sea Power.