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Terje Nordgarden è un giovane folletto norvegese che scalda i cuori con la sua chitarra acustica. Leggenda vuole che, appena sentito il suo demo, Paolo Benvegnù lo abbia fatto venire in tutta fretta in Italia per registrare questo disco. Ma in fondo poco importa di come tutto questo sia avvenuto, l’importante è avere questo album tra le mani. Si tratta infatti di uno di quei lavori di una bellezza disarmante, capaci di scaldare qualunque cuore, da ascoltare la domenica mattina con un caffè caldo accanto al letto e la neve che bussa leggera alla finestra. Tredici tracce che ricordano un Jeff Buckley più acustico e più nordico, tredici canzoni da tirare fuori nei momenti particolari e delle quali non ci si stanca mai, neanche dopo i più svariati ascolti. Terje canta in inglese storie di vita, aneddoti passati che lo vedono protagonista di mattinate invernali e di amori dolci, sussurrati alla pioggia con parole leggere come piume. Come un pittore di strada, ferma momenti con la sua aria un pò bohemien con il desiderio di raccontare che per vivere bene basta fermarsi ad osservare il mondo e ad apprezzare anche le cose più piccole.
Ballante lente e invernali proprio a partire da “winter mourning” dove troviamo l’ombra di Damien Rice affacciata a una finestra coperta di ghiaccio, piccoli frammenti di immagini di Jeff Buckley vengono regalati da pezzi come “The last song”, resa più onirica dai cori di Benvegnù, o “This time” che richiamano i pezzi di “Grace” per la loro sensibilità e per la voce di Terje che in alcuni punti si fa quasi tremante. Un’altra importante ispirazione si affaccia in pezzi come “2nd flight” oppure come la bella escursione strumentale di “song for Drake” che richiamano alla mente le esibizioni malinconiche di Nick Drake mentre sottili trame di jazz si intravedono tra le note di tutto il disco, facendo capolino qua e là tra le corde della chirarra del giovane cantastorie norvegese.
Non c’è altro da fare se non lasciarsi affondare nelle sue canzoni invernali, perdendosi tra i suoi colori e la sincerità che ogni sua melodia è capace di dispensare.