Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: |
Anche se ormai orfani di parte del gruppo originale che ha seguito Sinigallia nella sua avventura da solista, i Tiromancino, ritornano sulle scene con “Illusioni parallele”, seguito del fortunato successo di “In continuo movimento”.
Rispetto ai precedenti lavori, quest’ultimo disco, appare permeato di una cadenza più malinconica, accentuata da melodie più distese e dilatate in cui fanno capolino sia piccole incursioni elettroniche à la Massive Attack sia strumenti più classici come pianoforti e archi. L’amore è, come sempre, il punto centrale dei testi di Zampaglione, la differenza, però, sta nel fatto che non si tratta più di racconti sentimentali dolci, quasi al limite della stucchevolezza, ma bensì di incomprensioni e di sogni difficili da realizzare, di rincorrersi per poi scappare di nuovo, di indecisioni e di sentimenti che fuggono dalle dita verso direzioni inaspettate.
Un pop di largo respiro meno attento alle leggi del mercato di quanto lo fosse in passato e impreziosito dall’importante contributo del padre di Federico, Domenico Zampaglione, ex-professore di storia e filosofia. Dodici brani surreali e un pò sognanti che passano dalla pasoliniana “La terra vista dalla luna” alla più rock “Esplode”, che vede la collaborazione, alla voce e alla chitarra, di Manuel Agnelli e al violino elettrico di Dario Ciffo, già Afterhours e ora alle prese con il progetto Lombroso (sempre Mescal). Eterea e vellutata è “Verso nord”, momento migliore del disco, che unisce all’evocativo intrecciarsi di voci di Nicole e Federico un tappeto sonoro dilatato, lento al punto di sembrare ipnotizzante nella sua malinconica storia di incertezza. Echi più evidenti della “vecchia” carriera del gruppo sono presenti sopratutto nel singolo “L’amore impossibile” o ne “L’autostrada”, canzoni che fanno riemergere la vena più spiccatamente pop dei Tiromancino, mentre prendono spunto dalla scena glitch tedesca in brani come “Pericle il nero” che rimanda ad echi dei Notwist più leggeri e tristi di “Neon Golden”.
Un lavoro maturo e senza troppi compromessi che ha il coraggio di riprendere perfino le atmosfere fredde dei Sigur Ros (come nella coda strumentale di “La terra vista dalla luna”). I Tiromancino non si sentono in dovere di creare un album per accontentare il pubblico ma bensì si presentano con un disco ricercato e molto invernale cercando, così, di liberarsi da etichette che li voleva come “il gruppo del video con gli omini dei cartelli stradali”.