Davis, Guy – Legacy

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Ormai sono rimasti pochi musicisti come Guy Davis, personaggi che non si piegano alle mode e vanno avanti diritti per la loro strada. Guy è forse uno degli ultimi ambasciatori di una musica antica, una musica che va oltre il blues ma che potremmo definire come “black folk”. Nei suoi ultimi lavori il nostro ci presentava , tra cover e originali, il più classico country blues del Mississippi quasi esclusivamente acustico ma non disdegnando qualche puntatine elettrica. In questo suo nuovo album Guy va ancora oltre tornando sempre più indietro nel tempo, usa solo ed esclusivamente strumenti acustici tradizionali riproponendo brani dei grandi maestri del passato ma anche sue composizioni. Questa estate ho avuto il piacere di scambiare 4 chiacchiere con Davis e l’ho trovato una persona gentilissima e cordiale, un personaggio come ormai ne esistono pochi. Il nostro nel corso della sua carriera non ha mai sbagliato un disco e anche dal vivo è davvero grande. Guy si candida come il più autorevole erede di personaggi come Sleepy John Estes, Mississippi John Hurt, Charlie Patton, Robert Johnson. Promotore di una tradizione musicale che non deve assolutamente scomparire. Legacy, questo ultimo album, è una vera dichiarazione di amore e di appartenenza a questo mondo antico, ma è anche un interessante esperimento che ,in alcuni brani come l’opener “Uncle Tom’s Dead”, prova a mischiare nuovo e antico, unendo il folk acustico ad una sorta di ritmica hip hop con risultati tutt’altro che disprezzabili. Ma la vera anima di questo album è nei brani tradizionali, è qui che emerge tutta la classe di Guy Davis il quale è in grado di rivisitare in modo personale alcuni brani che fanno parte della storia del popolo afroamericano, con amore e grande personalità. Grazie alla sua voce calda e potente , roca al punto giusto, e ad una tecnica strumentale di prim’ordine Davis è in grado di offrire il meglio sia in blues più tipici, come ad esempio la lenta e struggente “Come Back Baby” o la cupa e meravigliosa “Cypress Grove”, sia in brani, e sono la maggioranza nel disco, di chiaro stampo country folk. Strepitosa la sua versione del super classico “See See Rider” rivista in chiave di ballata folk con la fisarmonica che le dona un leggero tocco latino e la voce di Guy ad intonare una melodia magica e senza tempo. Più o meno sullo stesso stile, ma leggermente più classica, è “Drop Down Mama” dove alla fisa e alle chitarre e mandolino si aggiunge anche l’armonica per un festival della tradizione black folk.
Che dire poi della travolgente “Red Groose” per sole voci e mandolino con la mano che batte la cassa per segnare il tempo? Favolosa poi la ballata “Rolling in My Sweet Baby’s Arm” , solo voce e chitarra acustica , ma che valgono più di una intera orchestra per come sanno far sognare l’ascoltatore. Tra i brani più irresistibili del disco c’è senza dubbio “Run Milly Run” canzone a cui è davvero difficile resistere, sfido chiunque a restare impassibile di fronte ad una così travolgente melodia. Ho segnalato solo alcuni dei 15 brani che compongono questo “Legacy” ma vi assicuro che anche quelli che non ho citato sono veramente belli. Se amate il folk acustico e le atmosfere antiche e sognanti non potete farvi scappare questo album; e se Guy Davis capita dalle vostre parti andate a vederlo vi assicuro che non ve ne pentirete, musicisti di questo valore, che non hanno bisogno di diavolerie elettroniche per incantare e far sognare l’ascoltatore ne sono rimasti veramente pochi purtroppo.