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Come dovrebbe essere per ogni gruppo con un minimo di interesse per l’artistico, per i Queens of the Stone Age ogni cambio di formazione è impulso vitale ad andare avanti, cambiando rotta di disco in disco. L’ultima importante defezione ha estromesso il geniaccio punk Nick Olivieri = niente più screaming vocals forsennati o sfuriate hardcore ad intervallare il solido stoner dei QOTSA.
Lasciato in mano al solo Josh Homme e (saltuariamente) a Mark Lanegan, la musica del gruppo assume atmosfere più dark, più inquietanti: a partire dall’introduttiva “This Lullaby” cantata da Lanegan tutte le prime otto canzoni sono fottutamente belle e piacevoli da ascoltarsi, piene di riff basso-chitarra che arrivano direttamente dalle marce blues-jam delle Desert Sessions. Con “Someone’s in the wolf” si arriva invece ai prolissi sbrodolamenti psichedelici che reggevano in piedi dischi dei Kyuss e che consistono nel ripetere ossessivamente lo stesso giro armonico per sei-sette minuti con voci dall’etere che bisbigliano frasi pseudodemoniache…e se alla fine di “Blood Is Love” vorreste solo togliere dalle mani di Homme quella dannata fender e svegliarlo a sberle sulla faccia, non appena vi imbatterete nell’inno lo-fi alla disperata voglia di scopare, “Skin on Skin”, registrato con bidoni della spazzatura e bottiglie di vetro che si rompono come percussioni, nonché con l’aiuto della Main street Band (la banda di Disneyland per intenderci), desidererete nuovamente di saltargli in braccio e sbaciucchiarlo per essere a capo di una delle band più geniali dell’attuale rock’n’roll.
Le conclusioni finali sono che il disco perde in asciuttezza rispetto al precedente, per via dell’assenza della componente punk, ma al contempo perde anche in commerciabilità: non esiste qui una nuova “No One Knows” quindi probabilmente nessuna agenzia pubblicitaria vorrà la musica dei Qotsa per reclamizzare l’ultimo detersivo all’odore di banana. In breve Homme e soci torneranno ad essere animali da underground con un album di successo alle spalle e niente di più…e questo non è che un incentivo per continuare a seguirne le mosse.