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A dimostrazione del fatto che Tim Amstrong è una spanna sopra ai suoi colleghi pop-punkers (ai quali purtroppo somiglia terribilmente) e che Travis Barker è un drummer estremamente mortificato dalle arie pop dei suoi Blink 182, esce questo side project che li vede coinvolti entrambi. Avrebbe potuto essere semplicemente un tributo al punk stile ’77 e, visti i tempi che corrono, non ci avrei certo sputato sopra ( o l’avrei fatto nell’accezione più squisitamente punk del gesto). Ma così non è stato: perché di tanto in tanto ( più o meno ogni ventennio, ma non richiedete regolarità, ve ne prego, almeno in queste cose) a quella grassa bestia pigra che è il rock’n’roll va dato un calcio nel culo ben assestato che rimetta in moto tutta la ferraglia e la faccia uscire dalla stagnanza: ovvio che non è lecito aspettarsi questa mossa da gente come i Good Charlotte (o chi per loro) che negli acquitrini musicali ci sguazzano per mestiere. I transplants invece provano a darglielo questo calcione usando la via clashiana della sperimentazione estrema: credetemi, non ho avuto mai particolare simpatia per l’ex rocker fallito che dichiara di aver ricevuto in dono una “nuova percezione del mondo” grazie all’ascolto della musica negro-percussionistica dello Zimbabwe, col solo intento di giustificare l’ultimo ignominioso pastrocchio uscito a sua firma nei negozi di dischi. Qua si tratta di altra contaminazione che grazie a Dio non tira in ballo le ritrite influenze orientali o esotiche ma che unisce punk, hardcore, rock-steady, sferzate metal e pop semplicistico in miscele (e in questo consiste forse la genialata) del tutto grezze. Gli accostamenti rap/punk/jazz presenti, per esempio, nel primo singolo “Diamonds And Guns” sono assolutamente sconclusionati ma trovano la loro forza nel sapere di esserlo e, quindi, di non cercare improbabili sovrapproduzioni che compattino un tutto che non potrebbe essere compattato. L’Easy listening dei dischi dei Rancid o dei Blink viene evitato accuratamente e sarà un godimento vedere le facce dei loro fans più superficialotti d’innanzi all’acustico-metallico-rappato di “sad But True”…punk è sostanzialmente fare quel che cazzo si vuole senza darsi troppe noie, e i Transplants in questo sono stati davvero maestri: cosa c’è kids? Pensavate che “Enema of The State” fosse IL PUNK ?!?