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Cinque anni dopo l’apprezzato debut “Love in the Time of Science”, album dalle sonorità trip-hop che le aveva consegnato una certa notorietà, Emiliana Torrini torna con un album di inediti, dopo aver nel frattempo prestato la sua voce ad un album di cover, “Merman”, e alla soundtrack de “Il Signore degli Anelli” (sua è infatti l’apprezzata “Gollum Song”). La brava islandese di origini italiane compie una svolta stilistica notevole: influenzata con ogni probabilità dalle cover d’autore proposte in “Merman” e dalla recente riscoperta di quelle atmosfere folk acustiche che abbiamo tanto amato con Nick Drake (Damien Rice e Polly Paulusma su tutti), Emiliana ci propone un album acustico che si muove lungo le suddette coordinate, senza per questo dare un’impressione di deja-vù. “Fisherman’s woman” è infatti un disco in cui possiamo apprezzare una cantante ispirata e sulla strada della maturità completa. Infatti, Emiliana riesce a calarsi perfettamente nel ruolo della donna del pescatore: nelle sue canzoni c’è tutta l’atmosfera calma e malinconica del mare del Nord in pieno inverno, quel mare calmo e freddo davanti al quale la protagonista si ritrova a contemplare i flutti intonando il suo canto, in attesa di scorgere la prua della nave con a bordo l’amato. La voce dolce e a tratti infantile di Emiliana, accompagnata dalla chitarra di Mr. Dan (Dan Carey, che è anche il produttore dell’album) e talvolta anche dal pianoforte, avvolge totalmente l’ascoltatore in un’atmosfera sognante, da storia d’altri tempi, perché lei in questo disco – il cui magnifico booklet ricorda un vecchio diario – altro non vuole essere, se non la nostra bella cantastorie. E così ecco che ci troviamo catapultati in un mondo delicato e sognante, in cui anche la cupezza di certi episodi cupi come “Nothing brings me down”, “Lifesaver” e “Today has been ok” viene stemperata dalla rassicurante interpretazione della nostra cantante, che si esprime in tutta la sua dolcezza nella dolcissima “Honeymoon child”, delicate storia del concepimento di un bimbo, o ancora nelle romantiche “Heartstopper” o “At least it was”. Vi sono anche brani dalle sfumature più sbarazzine come “Snow”, “Thinking out loud” o “Serenade”, ma è appunto di queste “sfumature” che vorrei parlare un attimo; come ho più volte ripetuto, “Fisherman’s woman” è un album che fa della delicatezza dei toni il suo leit-motiv, ma questo può essere anche il suo più grosso limite: Emiliana e Dan hanno fatto un grande lavoro di finezza, dando all’album una varietà minima e indispensabile che molto probabilmente rischia di sfuggire ad un ascolto disattento, se non si rimane subito conquistati da queste canzoni c’è il serio rischio di confondere questa scelta di suoni e voci delicate con una eccessiva monotonia. Va da sé che questo non è certamente un disco da ascoltare in qualsiasi momento, “Fisherman’s woman” richiede attenzione, atmosfere giuste, un sincero desiderio di ascoltare le sue storie e lasciarsi abbandonare ad esso. Insomma, serve il mood giusto per godersi bene l’album. Un limite importante questo, che mi suggerisce di consigliare “Fisherman’s woman” a chi volesse ascoltarsi un album carico di sonorità invernali, dolci e soffuse, o a chi, incuriosito dalla recensione, volesse dedicargli un ascolto attento… restando comunque in attesa di un prossimo disco della Torrini, per la quale potremo parlare di totale maturità artistica se riuscirà ad introdurre una maggiore varietà nei suoi pezzi, mantenendo la qualità di queste ottime dodici song.