Silverchair – Frogstomp

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Quante volte ho ascoltato questo album? Infinite volte, ma nel 95, quando è stato pubblicato! Quando noi ragazzine addolorate dalla morte di Cobain, cercavamo sconsolatamente una valida alternativa ai perduti Nirvana, nella speranza di trovare dei meritevoli successori. In realtà si trattò di un mero palliativo e ad oggi, libera da coinvolgimenti “sentimentali” mi rendo conto, nell’ascolto, di non riuscire ad andare oltre la seconda traccia. Un grunge-rock barboso, scontato, trito e ritrito, da assoluta indigestione, misto a delle tristissime spolverate di hard rock e metal. Un’ insensata accozzaglia di suoni alla Soundgarden, Candlebox, Nirvana e chi più ne ha più ne metta. Un’ apertura apparentemente degna di attenzione con “Israel’s Son”, di facile ascolto, disgustosamente derivativa sì, ma con una voce convenientemente filtrata accompagnata da sfumature cupe e graffianti tali da farci credere per un brevissimo istante che Seattle si trovi in Australia. E passi anche “Tomorrow”(brano che li ha portati ad ottenere un contratto discografico nel 94 a seguito della vittoria di una concorso chiamato “Pick Me”, o meglio “Sceglimi”) , che nel 95 è stato il singolo più trasmesso dalle radio rock americane, al limite tra il melodico e il tagliente, ma con una voce che inizia già a diventare irritante perché impossibile sforzarsi di comprendere dove voglia andare a parare e con un testo tanto banale quanto insulso. Perdonatemi ma arrivati a questo punto non riesco ad andare oltre, impossibile distinguere una canzone da un’altra, gli slanci metal di “Leave Me Out” da quelli di “Madman”, vano ogni tentativo di avvertire originalità o acutezza, schitarrate inutili e prive d’effetto con liriche che sfiorano il fanciullesco e rivelano la puerile personalità del trio di New Castle. Se si considera inoltre che questo album (registrato in 9 giorni) ha regalato ai tre quindicenni incassi esagerati per più di 2,5 milioni di copie vendute in tutto il mondo mi viene l’orticaria. E tutto sommato l’idea poteva anche essere apprezzabile : un nome imbroccato (sempre meglio di quello d’esordio “Innocent Criminals”), capelli lunghi sul sudicio andante, un look un po’ sconvolto e disordinato e delle encomiabili fonti di ispirazione : Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple. Ma che dire, non mi sento di attribuirgli alcun tipo di riconoscimento, se non altro per rispetto ai milioni di ragazzini che strimpellano da anni in band naturalmente ignorate, capaci però di produrre soluzioni sonore sicuramente più considerevoli.