Ex-Otago – The chestnuts time

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C’è chi ama l’estate e chi invece preferisce l’autunno. Tra i secondi rientrano i genovesi Ex-otago che hanno dato alle stampe a fine 2003 questo strano “The chestnuts time”, il tempo delle castagne, e quale momento migliore per parlare di questo disco se non questo? Il titolo può tirare in inganno perché questo non è assolutamente un album triste e deprimente dalle atmosfere nuvolose del primo freddo che arriva, è invece il lavoro di quattro pazzi scatenati (e basta vederli su un palco, uno dei concerti più divertenti a cui abbia mai assistito), un disco solare in molte parti e che spesso sfocia in un degenero di follia (come nella delirante title-track). Gli Ex-otago basandosi su un tappeto di chitarra e batteria sono caratterizzati dall’uso delle tastiere Casio (tra i loro tormentoni “More Casio, less Viagra!”) nella costruzione di melodie semplici, orecchiabili e divertenti, e rappresentativo di questa filosofia del suono è già il primo brano, “After august, september”, un inno amorevole alla fine dell’estate. Un disco che rapisce nella sua follia, con i suoi ritmi e rumori spesso vitali (“Seven a.m.” usciva spesso dal mio stereo questa estate) a volte melodici e malinconici (l’intensa “Coffee flavour”), con una non celata influenza dagli anni ’80 (presente nel disco una validissima cover di “Save a prayer” dei Duran duran). Questi ragazzi liguri alla fine dei conti fanno un’ottima musica, semplice ma capace di rapire l’ascoltatore con la sua orecchiabilità e la bellezza delle melodie (come quella della quasi strumentale “Breakfast jumpers” che chiude l’album, splendida). Un gruppo da ascoltare ma ancora di più da vedere in concerto dove è impossibile non venire contagiati dalla loro simpatica pazzia, perché nel caso degli Ex-otago l’ironia e il non prendersi sul serio sono le armi migliori per conquistare gli ascoltatori.