Questa notte è magica! Questa notte la Puglia più indie ha soppresso ogni altro impegno! Questa notte ci siamo tutti, da Foggia a Lecce, tutti infreddoliti da una temperatura che puntualmente ogni novembre stentiamo ad accettare. E sarà anche sciocco, ma stasera avere i Blonde Redhead a Bari è motivo di orgoglio per tutti noi e il freddo dell’attesa all’esterno dello ZenzeroClub sembra non turbare proprio nessuno. Unica difficoltà: trovare il posto giusto, il posto che ti permetta di godere delle diavolerie di questo illuminante trio in tutta comodità. Eh sì, stasera è complicato trovare persino lo spazio per boccheggiare! Ma il mio tavolino fortunatamente è sempre lì che mi aspetta e come al solito basta posizionarlo in direzione palco e salirci sopra! La suspence è al limite ma i tre non si fanno attendere. Salgono silenziosi sull’angusto palchetto e vengono accolti da un fragore di sincera ammirazione. Non una parola, un cenno, un saluto, niente di niente. Impugnano gli strumenti come tre soldatini afferrano le proprie armi, e aprono il fuoco. Inizialmente rimango perplessa. Non amo gli spettacoli senza interazione con il pubblico pagante. Nella maggior parte dei casi trovo che la scelta di rimanere impassibili di fronte al calore degli spettatori sia sinonimo di boria e arroganza. Ma quando suonano i Blonde Redhead la situazione è
diversa e dopo pochi minuti capisco che al contrario siamo completamente catturati da un tumulto irrefrenabile di sperimentazione e affiatamento. La genialità della dimensione live di questo lungimirante trittico è tutta nel dinamismo, dalla voce apparentemente stridula ed isterica di Kazu durante “This Is Not” a quell’ingegnoso fluire di linee melodiche prima soffici e pacate ma un attimo dopo acide e violente. Con l’intro di “In Particular” è di nuovo boato. Una voce più suadente del solito, una sensualità che dal palco inonda la folla con estrema naturalezza, e una innegabile intesa tra i tre che con provocante malizia sembrano flirtare l’uno con l’altro. Nonostante l’atteggiamento simil-freddo e distaccato della Makino, con “Misery Is A Butterfly” è di nuovo estasi completa e quella vocina da bimba triste e nostalgica raccoglie in un attimo tutta la grazia e la delicatezza dell’universo per poi deflagrare nelle nostre orecchie. L’atmosfera è più che mutevole e con impeccabile disinvoltura continuano a stuzzicare la nostra avida attenzione saltando dal rock più brusco al noise più prepotente, dalle ballate pop più dolci e ispirate ai riff più aspri e spigolosi. Massima concentrazione, niente sbavature, niente tentennamenti, tutto perfetto, elegante e di gran classe. Beh sì, forse un’esibizione un po’ troppo ristretta (poco più di un’ora, break incluso) e magari in chiusura ci aspettiamo anche qualcosa in più di un flebile grazie pronunciato da Amedeo Pace, ma di sicuro non torniamo a casa delusi. Una pillola di sano trasporto come solo loro sanno somministrare, un evento che ci ha permesso di sentirci fieri e fortunati, essendo gli unici, insieme agli abitanti di Roncade a godere, in questo magro 2005, di cotanta maestria.
le immagini non si riferiscono al concerto recensito