Ghinzu – Blow

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Gruppo belga pressoché sconosciuto in Italia, i Ghinzu hanno sfornato nel 2000 il debut album “Electronic jacuzzi” che offriva alcuni spunti carini ma che alla lunga si rivelava un po’ noioso. Si ripresentano sicuramente meglio con questo “Blow”, un disco più maturo e interessante. Sebbene essi stessi definiscano la loro musica come “pure rock ‘n’ roll in a japanese style”, il riferimento più vicino rimane quello dei connazionali dEUS, il tutto mischiato con una vena irriverente e alcuni arrangiamenti all’inglese che rendono le canzoni spigliate, ammiccanti e capaci di piacere al primo ascolto. I quattro ragazzi di Bruxelles dimostrano in questa oretta scarsa di musica tutti i loro limiti e tutti i loro pregi: grande melodia delle linee vocali, voglia di divertirsi e tentativo di deviare dalla classica forma-canzone, ma anche il rischio sempre presente di rovinare tutto come con “Sweet love”, un lentone con tappeto musicale pianistico un po’ banalotto che si risolleva e mi risolleva solo nel finale. Fortunatamente la traccia successiva, “High voltage queen”, è una delle mie preferite, sebbene sia quella che paga maggior dazio al modo di cantare di Tom Barman. Ma ripeto: non siamo di fronte a imitatori del celebre gruppo di Anversa, la personalità sembra che si sia, e l’attitudine anche. “Dragster wave”, “Do you read me” e la title-track sono pezzi trascinanti che conquistano grazie alle loro altalene musicali. Ecco, proprio in questa direzione dovrebbero insistere, puntando sulla capacità di sviare e sorprendere l’ascoltatore, senza aver paura di passare i 5 minuti di durata. Come dicevo all’inizio “Blow” è un grande passo avanti rispetto al primo disco e, se le prospettive sono queste e se i Ghinzu non combinano disastri ma si impegnano a fondo nel lavorare con decisione senza pensare al successo commerciale, il prossimo lavoro potrebbe essere quello della consacrazione.