Low Profile – Cola

Acquista: Data di Uscita: Etichetta: Sito: Voto:

Questi ragazzi di Bergamo propongono ottime partiture di chitarra che ricordano i migliori Pantera, un sound e una struttura dei brani che spesso e volentieri sono avvicinabili ai mostri sacri del metal anni 80/90 (Metallica, e Slayer ma soprattutto Megadeth) e una batteria monocassa che è perfettamente in linea con la scelta di un feeling classicamente thrash-metal. Ci sono poi momenti in cui la band pur andando oltre i cliché del genere raggiunge buoni risultati. Così ad esempio in un brano come Engage! La band affianca agli elementi di cui sopra un discreto growl in inglese e una sana volgare dimostrazione di potenza metal-core.
Ottimi anche gli inserti di percussioni di ratamahattiana memoria, come per l’ottima traccia che chiude il promo, Slave Mind, dove djembè e percussioni varie introducono e impreziosiscono il tiro thrash del brano e inquietudini core e nu (nella migliore accezione del termine vd. slipknot) fanno piacevolmente capolino qua e là.

Ma proprio quando la band tenta di staccarsi maggiormente dalle strade più battute e collaudate per tentare avventuristicamente puntate rap-metal-core in italiano, allora è qui che arrivano le note dolenti.
Intendiamoci, niente contro il rap metal, né contro i testi in italiano, il fatto è che qui qualcosa proprio non quadra.
Basta ascoltare la traccia che apre il lavoro per rendersene conto: tutto funziona bene nella migliore tradizione Pantera finché una voce pulita (il secondo vocalist della band credo) canta in maniera francamente claudicante delle linee in italiano che non riescono ad avere l’impatto in-your-face che davvero vorrebbero avere, e che sul piano contenutistico si limitano a colpire in maniera casuale icone del nostro tempo, restando in superficie, dipingendo gusci vuoti e critiche pertanto vuote.
Imbarazzante poi Kaleido Scoop, dove il rappato in italiano si muove malamente tra la vecchia scuola e uno screamo core di marca più innovativa (vedi Linea77) su un testo pochissimo ispirato (vi siete lasciati ed avete scopato per l’ultima volta, e ci raccontano i dettagli, e allora?!), finchè un inspiegabile inciso con chitarra acustica e voce pulitina fa venire voglia di schiacciare stop.
Laddove invece il rappato è appunto inserito in un contesto anglofono e contrappuntato da convincenti growl, il tutto funziona a meraviglia. Come per la perfetta Elephant’s Rush.

Ci troviamo di fronte ad un gruppo dalle buone potenzialità e di ottima levatura tecnica, che in atto non riesce altro che a produrre un lavoro discontinuo che alterna momenti di ottima musica di genere thrash-metal-core, a momenti mal riusciti, francamente ingenui e imbarazzanti.
Insomma le premesse ci sono, ma il lavoro preso nel suo complesso non convince, riuscendo a tratti velleitario e ingenuo. Un po’ come l’artwork di questo promo, che ispirandosi al famoso marchio di cola vorrebbe risultare polemico nei confronti dell’imperialismo americano, ma invece riesce solamente ribellistico, retorico e innocuo.
La tecnica c’è, per carità, ma qui stiamo a giudicare proposte musicali che dovrebbero comunicare qualcosa, spero, e magari dire anche qualcosa di nuovo, e non solamente dimostrazioni di (innegabile) perizia strumentale, e di capacità metal-filologiche.

Contatti: www.lowprofile1.com