Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: |
Dio mi perdoni, e i posteri anche! Ma quando uscì il video di “Get Free” qualche anno fa, con Craig Nicholls e soci fulminati su una collina notturna in quei due minuti di grand’assalto rock, fu come fossi stato fulminato anch’io. Non che riponessi nell’(allora neonata) ondata di revivalisti americani le speranze per il “futuro del rock” che sembrano a tutt’oggi tormentare la stampa inglese. Né credetti a chi diceva che i Vines sarebbero stati i nuovi Nirvana…mi limitati ad inserire Get Free nella mia prima compilation-con-canzoni-scaricate-dal-computer, comoda comoda tra You know you’re right e il primo singolo degli Audioslave. Che comunque non è poco. Oggi di epigoni degli anni settanta non se ne può più, e lo sappiamo tutti, e sappiamo anche che tendono ad invecchiare nel breve tempo che segue il primo album, immancabilmente accolto con le parole “esordio al fulmicotone”. Ma Highly Evolved era davvero un esordio al fulmicotone pertanto (…ancora perdono!) ho qui la faccia tosta di proporvi la recensione non del secondo ma del TERZO disco di uno dei vari “The qualcosaS” con la pretesa che lo troviate anche interessante! Complici della mia follìa, inoltre, una mia personale simpatia (sarò demodé…) per i musicisti con problemi di mente e/o di integrazione sociale: due categorie perfettamente incarnate nella persona del vocalist Craig Nicholls cui da poco è stata diagnosticata tale Sindrome di Aspenger, che lo rende pazzoide anche a livello clinico (perfetto!). Se però le burrascose vicende extramusicali non hanno giovato al collega Pete Doherty e ai suoi inconsistenti Babyshambles, i Vines continuano per la loro strada: non particolarmente innovativa, s’intende (riferimenti: Beatles, Stooges, Nirvana, tanto per cambiare). Ma, tirate le somme, a me ancora piace! Salvatevi voi che potete…