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Poco importa se ci troviamo pressappoco ad un felicissimo punto di incontro tra Verdena, Marlene e Giardini di Mirò, perché qui in realtà ci sono i cieli, i cieli e le notti, le muse dagli occhi grandi e i laghi scuri dei loro occhi appena al di sopra o al di sotto della linea dei monti, c’è la neve ed il viola, la neve ed il sangue e l’oscuro fondo di vita di chi vuol stare attaccato alla terra. A denti serrati. E poco importa se certi passaggi fanno tornare alla mente un sacco di cose. Perché dev’essere davvero un ascolto superficiale quello che ti fa parlare di un disco derivativo, come superficiale sarebbe scambiare un’idea ispiratissima come la splendida apertura melodica di “Floema” per una copia di qualcosa, solo perché la musa che la ispira è una musa semplice, come le parole che la evocano, ma che sanno appoggiarsi lievi su accordi e sovrapposizioni a strati ed insieme farti vibrare il cuore con la loro leggerezza d’aria serena.
Il Molise è una terra strana, un posto a parte nel mondo, che nasconde ardori e passioni sotto una coltre di quiete. Una eterna provincia obliata, un’eleganza semplice che capisci solo se taci. Una terra che non è la mia ma che ho imparato ad amare.
Molisani sono i quattro dei Perplex, che dopo un disco d’esordio ancora un po’ acerbo autoproducono questo secondo lavoro e si fanno distribuire da Polyester.
Nove brani nove, un disco compatto, ragionato, pieno di cura e di talento, compresa la bellissima opener diàfana (“Elliot”) che apre sotto il segno di un post rock melodico stile Giardini, a conquistare ineluttabilmente all’ascolto, e la stupefacente e ancora più bella reprise proprio in punta di disco (“Toille”), a chiudere con eleganza e profondità. E in mezzo brani gonfi, lividi di quell’attitudine wave che ha reso celebri i Verdena. E se davvero dopo la partenza (strepitosa, e sempre comunque semplice, secondo me) di “Tre Passi” ti accorgi che questo è il singolo che i Verdena avrebbero dovuto scrivere, ti puoi anche rendere conto che qui non si tratta di epìgoni, bensì di compagni di sentire. Perché ugualmente l’anima è gonfia e i lividi sono veri, e che con questi arriveranno più in là: uno strumentale (“Respiri”) in cui il bravo tastierista e chitarrista ideante Paolo Testa riesce a mettere insieme nello spazio angusto di un minuto e trenta Michael Nyman (!!) e “Motion Picture Soundtrack” sembra stare lì in mezzo proprio a dirci questo. E se a breve distanza ti trovi davanti ad un brano intelligentemente pop e acustico come “Millimoli”, la cui unica colpa pop è quella di saper usare un giro per niente semplice in maniera talmente efficace da sapertisi piantare in testa e volerlo riascoltare, allora clap your hands, perché la malinconia degli zeroassoluto in realtà non ha mai fatto per te. Ingenuità, bellezza e classe, questi sono i Perplex (cosa sognerai nel traffico / un’auto che vola). Amateli.