Moltheni: Il nuovo Moltheni

Ti accorgi del bisogno di un disco di Moltheni quando arriva l’autunno, l’atmosfera si fa lentamente intima e domestica, quando hai bisogno di quella voce sentita e sofferta, intense e profonda. Come fare a non onorare, quindi, la prima tranche del tour in supporto di “Toilette Memoria”, il nuovo album che, per inciso, è non solo una piacevole conferma, ma un ulteriore passo avanti come liriche, testi e qualità? Il locale si riempie di tanta di quella gente che non diresti, come del resto non ti aspetti che come non ti saresti mai aspettato un concerto spenserato e frizzante. Sì, perchè a differenza del tour di “Splendore Terrore”, fatto di suoni a lume di abatjour, raccolti attorno a quel tappeto su cui siedevano I musicisti, illuminati solo dall’arancione delle lampade, questo nuovo live pulsa di energia, batte con I colpi di tamburo e vibra con le corde dell’acustica per farsi sentire. Alla band già rodata (Schiavon ai piatti&pelli e Canali al Wurlitz) si aggiunge Giacomo Fiorenza al basso, produttore degli Alpha Dept. di Bologna, statuario nella sua altezza, che troneggia col suo fender al lato sinistro del palco e da sumbito quella Marcia in più al live: le sue trame in sottofondo donano alla band un aspetto più “rock”. Si suda, si pesta sulle corde, ci si guarda complici (e certe volte non ci si intende!), e soprattutto si suona di gusto. C’è il giusto feeling tra i musicisti, e anche con la folla sotto il palco. Loro si divertono a suonare quanto noi a sentirli, a seguirli nei momenti più tirati ed ad osservarli, quasi ipnotizzati nelle code strumentali che rendono l’atmosfera soffice e galleggiante. Tutto sempre in un silenzio religioso, ammirato. Lo stesso silenzio che risevvi ad un amico quando torna da un lungo viaggio, e come un fiume inizia a raccontarti di lui. “Bufalo”, “L'età Migliore”, “Minerva”… “Toilette memoroa” vive di nuova linfa dal vivo, e i nuovi brani si fondo perfettamente con il set dello scorso anno; è un’alchimia perfetta. Si passa da “Nella mia bocca” (come l’ha definito Moltheni stesso “un pezzo che rompe il culo”), a “La ragazza dai denti strani” a “il bowling o il sesso?”, come se fossero tutte parti di una sola opera, ed ogni volta è una piccola ovazione e una grande emozione. Non si riesce ad averne mai abbastanza tanto da far iniziare le prime richieste che Umberto, quando gli è possible, gentilmente accoglie e concede. Che cosa si può chiedere di più? Niente. Ed è per questo che il doppio bis alla fine è davvero il regalo di un artista che vuole bene al suo pubblico e alla sua musica. Molti non si aspettavano il secondo rientro, e poco saggiamente avevano già raggiunto l’uscita. Un vero peccato. “Forse sarete solamente in 17”, commenta ironico Moltheni quando annuncia la sua prossima data a Roma, in un periodo non ancora definito della primavera. Io non credo proprio, e sono pronto a scommetterci.

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