Tortoise – A Lazarus Taxon

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Oh, non c’abbiamo mai capito un cazzo. Almeno quelli che continuavano a chiamarlo post-rock: e ci voleva un box di singoli, ep, scarti per le edizioni giapponesi, rare tracks, remix e video a farcelo capire. Il box in questione sono tre cd (e un dvd con tutti i video e varie esibizioni a festival mondiali) di roba che, parafrasando James Lavelle, è essenzialmente musica astratta. Niente a che fare con le escalation emotive, le colonne sonore, la totale assenza di progressive che per anni ci hanno spacciato come una delle componenti essenziali del suono Tortoise. Le direttrici sonore del gruppo sono ampiamente riconoscibili: la ritmica impressionante (e capirai la novità) e la manipolazione sonora (tra i nomi tutelari dei remix spunta fuori gente come gli Autechre, si cita la Mo’Wax, la compilation Macro Dub Infection, Nobukazu Takemura..). Una musica dubbosa da far paura, astrazione elettronica al cui interno viaggiano allo stesso modo beat interrotti, viaggi spaziali di scuola kraut (e mai come questa volta si nota chiaramente tra i solchi del disco), dilatazioni chitarristiche e jazz (su tutte il tributo a Duke Ellington di “Didjeridoo”). Tutto il resto sono castelli in aria. A conti fatti – segnalando tra i tre la ristampa di ‘Rythms, Resolution & Clusters’ ovvero l’album di remix del primo lavoro, perso da dieci anni e di una bellezza commovente – probabilmente il miglior non-disco dei Tortoise.