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Ricorderò ‘Tutto come allora’ dei nostrani Goose come il disco che più di ogni altro ha soavemente accompagnato i miei recenti viaggi in auto nella campagna chiantigiana. La proposta dei Goose si mantiene a debita distanza da complessità e ricercatezze di sorta per sposare un fresco e gradevole pop rock, snodato intorno ad una manciata di placide ballate dal sapore bucolico e qualche episodio vagamente più frizzante. I brani sono tutti ben arrangiati ed equilibrati, affiorano organi, piano elettrico, mandolini, per dare anche un’ adeguata sensazione psichedelica che rende il tutto più intrigante.
“Domenica d’estate”, forte di un’ introduzione strumentale che lascia il segno, è l’episodio che apre il disco ed è anche forse il brano obiettivamente più riuscito, sebbene gli stessi vertici qualitativi vengano toccati anche negli oltre sei minuti della compassata “Ozioso”. Il resto del disco scorre piuttosto piacevolmente, senza distanziarsi troppo dai toni tiepidi di questi brani, eccezion fatta per le interessanti asprezze di “Vecchie Cose”, che per un attimo portano il suono del gruppo in territori più rock, tentando anche qualche stranezza sperimentale. Ed eccezion fatta per quel che il mio gusto personale elegge come “momento migliore del disco”, ovvero il trittico posto in prossimità di chiusura, in cui ho colto gli elementi più psichedelici e sospesi, arrivando ad evocare anche qualche ricordo Velvet Underground su “Notizie di me”, ammiccando un applauso per il piano filtrato per la liquida “Forse” e sobbalzando di nostalgica gioia per l’organo Farfisa che compare su “Niente”. Sperando che queste ultime siano le coordinate stilistiche da cui i Goose vorranno ripartire per confezionare il nuovo album, mi congedo invitandovi all’ascolto di un disco che non sarà un capolavoro assoluto, ma che è sicuramente in grado di regalare qualche bella vibrazione.