Ovo: Teatralità di coppia

Sono incuriosita non poco da questo concerto non solo perchè sono due nomi che ho sentito nominare piu' volte senza mai capire esattamente di cosa si trattava, ma anche perchè da quello che so di loro non sono molto accumunabili a livello di genere musicale. Gli Uochi Toki poi sembra che siano tutto e il contrario di tutto, con Caparezza che ne tesse le lodi e loro che se ne lamentano come se non volessero pubblicità, ovunque avessi letto qualche cosa che li riguardava sembrava esserci un ordine dall'altro per non far capire di che cosa si stesse parlando, lo stesso sito del Circolo sembra che parli di extraterrestri. Pero' capisco dopo poco l'interesse di Caparezza per questo duo: basi poco ruffiane, assenza di ritornelli , testi che vanno “ascoltati” bene e totale minimalismo nello stare sul palco. Piu' che un gruppo Hip Hop sembrano un duo dove, mentre uno realizza un tappeto sonoro, l'altro parla come un predicatore senza sputar a terra. L'assenza di ritornelli e la verve instancabile, precisa , continuata, mai doma dell'mc mi fa sembrare di stare in un parco inglese a sentire il predicozzo. Ma non vogliono di certo fare i predicatori, non vogliono nemmeno sembrare Hip Hop anzi, se la prendono anche con gli Italiani che fanno loro una cultura straniera lonata con troppa facilità non comprendendo bene a fondo cio' che che dicono, se la prendono con la nostra società dell'immagine e con myspace (qui un po' tutti si son sentiti tirati in ballo….)e giocano molto a far sentire un deficente il pubblico perchè ad essere onesti siam tutti parte delle stesse contraddizzioni quotidiane. Di sicuro ci tengono molto ai loro testi, mai rime banali, analitici fino all'osso dell'argomento e un vocabolario vasto rispetto alla media. La basi poi sono elettroniche, poco articolate ma efficaci nel contesto che il duo ripopone: poche ciance e molte chiacchiere serrate senza respiro … alla fine ti senti come travolto da un mare di parole. Dopo di loro è il turno degli OVO (Stefania Pedretti e Bruno Dorella), che in comune con gli Uochi Toki hanno il numero degli elementi della formazione: due. Poi niente piu'. Salgono sul palco vestiti in modo particolare, come una regina e un monaco servile, ma privi della pesantezza di questi ruoli teatrali: la corna è fatta di cartone come la maschera del monaco, la tunica presenta un disegno dalle linee infantili etc… Gli strumenti sul palco sono semplici: un rullante, un timpano e un piatto per la batteria, una chitarra, un basso. Iniziano con Bruno Dorella che in piedi batte il tempo con tutta la sua massa fisica protesa verso lo strumento e dopo poco Stefania Pedretti lo segue alla chitarra usando un oggetto di plastica dura come plettro. Non cambirà nota usando gli accordi ma cambiando l'uso del suo plettro originale: ora schitarrando ora quasi a segare le corde della chitarra e il risultato puo' sembrare sorprendente. Prendono ritmi che passano dal Punk al Rock al Doom… pochi elementi misti a una teatralità ironica e coinvolgente che rendono l'atmosfera surreale, dove l'improvvisazione è sempre ben inserita nei loro fraseggi. Bruno Dorella scende dal palco in due occasioni prima per suonare con le bacchette (sempre tenendo paurosamente il ritmo) sia parti del palco che la transenna una volta, e la seconda per portare il rullante al centro del pubblico mentre la sua compagnia intona versi da folletto macabro dal palco. Il momento piu' sorprendente è probabilmente quando Stefania Pedretti utilizza un archetto amplificato per suonare i suoi lunghi capelli mentre il compagno prende in mano il basso. Il concerto si chiude con una litania estrema di basso chitarra e voce infinita che rimane impressa nei timpani dell'ascoltatore per molte ore a seguire.