Chew-z

Ogni mese guardo il mio stipendio, e penso che è praticamente impossibile acquistare tutti i dischi che verranno pubblicati nei trenta giorni successivi meritevoli di finire anche solo qualche volta nel mio stereo. Allo stesso modo seppur con un gran numero di ancora ottime proposte ed iniziative una fetta di quello che un tempo era il mercato indipendente si sta dirigendo verso i gusti del grande pubblico, verso il semplice guadagno a tutti i costi, perdendo quella ricerca artistica che caratterizza il mondo della produzione musicale staccato dalle major. Per questo vedo di buon occhio il sempre più entusiasta e convincente emergere delle netlabel, ossia di quelle etichette che distribuiscono gratuitamente attraverso la rete, ormai accessibile veramente a chiunque, le opere degli artisti che hanno nei loro roster. Se poi l’ascoltatore desidera avere il cd vero e proprio può acquistarlo, normalmente a prezzi modici. Iniziano ad essere numerose le netlabel italiane, partendo da realtà che esistono già da alcuni anni, come Anomolo, fino a quelle appena nate, e proprio una di queste ultime vuole presentare questo articolo: la Chew-z. Nata da un’idea di Fabio Battistelli e Daniele Pagliero, entrambi anche musicisti (il primo è noto con lo pseudonimo Eniac, il secondo come Lo Dev Alm), la Chew-z è una netlabel che si occupa praticamente esclusivamente di musica elettronica o comunque d’avanguardia sperimentale, e bisogna ammettere che anche se alcuni degli artisti che promuovono sono legati anche ad altre etichette normali (ad esempio Daniele Brusaschetto che incide per Bar La Muerte, o gli Ur e Madame P che incidono su Afe), la proposta musicale risulta già da questi albori veramente interessante. Oltre ai dischi la Chew-z intende occuparsi anche della diffusione di software musicale freeware (scaricabile gratuitamente), arrivando così ad essere una realtà legata alla musica elettronica veramente a tutto tondo. Ho fatto quattro chiacchiere via e-mail con i due fondatori della netlabel, per sapere qualcosa di più su questa neonata iniziativa, sui suoi obiettivi e sui suoi prossimi passi.

Rocklab: Chew-z si inserisce nell’ancora povero panorama italiano delle net-label. Nasce oltretutto dall’idea di due musicisti. Come pensate che questa nuova proposta musicale accessibile a chiunque possa migliorare lo stato della musica indipendente italiana?
Fabio: Netlabel è tuttora una parola poco conosciuta, qui da noi, un neologismo che entrerà presto, nei termini comuni di chi ascolta musica, in conseguenza al fatto che la musica in formato mp3 è ormai diffusissima sotto forma di lettori portatili, in più le netlabel rappresentano una nuova forma avanzata di pensare ad un etichetta discografica, cosciente dello stato attuale di quel mondo; in futuro (a breve), credo possano avere la medesima importanza che hanno avuto le indies in passato: c’è molto fermento artistico e qualitativo attorno agli artisti che pubblicano per netlabel, un po’ perchè hanno parecchia libertà d’azione ed una esplicita volontà di rompere le barriere stantìe del mercato discografico. In Italia, stanno spuntando, giusto ora tante realtà, come noi, sono tutte esperienze inedite, ci sarà bisogno di un po’ di maturazione e presa di coscienza delle possibilità, e a mio parere di interazione, tra tutte queste realtà. Dal punto di vista di Chew-Z, lo status delle cose, che avevamo davanti, ci ha portati, a creare un qualcosa di nostro, in modo da poter pubblicare musicisti, come noi, che normalmente farebbero moltissima fatica, però da noi, si pensa che la qualità musicale sia un fattore molto importante: non pubblichiamo tutti, potenzialmente ognuno può crearsi la propria netlabel, forse a rischio di creare un grosso magma/marasma: questo è un rischio innato della rete ed è giusto che sia così, come per altre cose, sarà la qualità e gli intenti a far la scrematura, come accade per il mondo delle piccole ed agguerrite etichette indipendenti. Netlabel è un po’ un ritorno alle origini: a far le cose da se, però è un do it yourself figlio dell’esperienza delle indies e degli strumenti avanzati di internet.
Daniele: Non mi piace pensarmi “donchisciottesco”, non ho la presunzione di voler cambiare niente e nessuno. Voglio avere invece la possibilità di utilizzare uno strumento di comunicazione in modo orizzontale, come è giusto che sia, e voglio comunicare al più ampio numero di persone potenzialmente interessate l’esistenza di una realtà nascosta da qualunque altro media. Questo mi pare sia l’atteggiamento di un gran numero di persone con le quali io e Fabio siamo in contatto e che si stanno attivando nella direzione dell’autoproduzione online, certo, probabilmente ci sono già i furbetti, quelli che pensano di fare il botto su myspace o chi con due pagine web e qualche centinaio di accessi ha già ben delineato il suo istinto di prevalicazione elettropop. Ma non sarò certo io a combatterli, sarebbe una battaglia persa… appunto. Mi limito a stabilire contatti con la gente che la pensa come me: onestamente. Credo che se un buon numero di indipendenti italiani si comporterà in questo modo, allora la “scena” ne gioverà, altrimenti sarà un gran minestrone con i server musicali italiani traboccanti di cazzate pronte per andare su mtv, ruffianate basate sul tormentone pseudo-indie del momento, farfugliamenti bloggeristici e fasulli indipendenti.

R.: Restando sulle possibilità di questa nuova proposta, avete scelto di avvalervi della licenza Creative Commons. Che futuro e che effetti può avere questa nuova forma di distribuzione gratuita?
D: In questo ambito Fabio è certamente più ferrato di me, in quanto ha partecipato e collaborato a diversi meeting. Dal mio punto di vista, aderire a Creative Commons è il modo universalmente riconosciuto per sancire il proprio distacco dalle organizzazioni di rights-management. Credo che chi si occupa di “tutela”, dovrebbe appunto tutelare, non richiedere tasse senza fornire in cambio nulla. Ovviamente non mi riferisco a musicisti che fanno 250 date l’anno ed iscritti regolarmente all’Empals, ma a tutto quel substrato culturale che le istituzioni dovrebbero coltivare e sostenere, non stroncare sul nascere. Comunque, credo che il concetto della tutela dell’opera da parte di Creative Commons sia frainteso in: “ah, ecco, così non devo pagare la SIAE”, ovviamente il grado di complessità legale è leggermente più complicato e solo se la SIAE legittimerà Creative Commons a tutelare i diritti e a fornire un’alternativa reale al rights-management ci sarà una svolta, ma credo che interesserà soprattutto gli indipendenti o gli artisti emergenti che potranno in questo modo auto tutelarsi senza dover spendere denaro inutilmente.
Fabio: Creative Commons era un esigenza condivisa da tutti quelli che hanno una posizione critica o non conforme ad un istituzione vecchia qual è la Siae in Italia (per restare nel nostro paese, ma il fenomeno riguarda quasi tutto il globo); era necessario ripensare ai diritti legati a quel che circola su internet; detto ciò, credo ci sia ancora tanta confusione sul tema, appunto perchè è un progetto work in progress; ad oggi Creative Commons calza a pennello con l’esigenze di una netlabel, per il futuro, non te lo so dire, ci dovrà essere un evoluzione: Creative Commons, nasce per il web, ma la sua applicazione potenziale può essere su qualsiasi altra opera, ma ci vorrà un riconoscimento più ufficiale, in modo da togliere il monopolio alla Siae.

R.: Ho notato sul vostro sito che siete interessati anche allo sviluppo e alla promozione di software audio. Avete già qualche progetto?
D: Si, al momento ho un progetto aperto per la realizzazione di plug-in per software audio in licenza freeware. Vorrei realizzare un set di effetti con il principale scopo di renderli utili per me e successivamente poterli distribuire gratuitamente. Benchè faccia il programmatore di professione da diversi anni, questa è la prima volta che mi cimento in software audio, è un’attività che posso coltivare marginalmente al lavoro e alla musica, quindi probabilmente mi ci vorrà un bel po’ di tempo per arrivare ad una release definitiva… Oltre a questo, sto contattando sviluppatori con questa attitudine per eventualmente promuovere i loro progetti sulle pagine di Chew-Z.

R.: Passando alla musica, la prima compilation e anche la vostra carriera come musicisti mostra che l’interesse è volto verso la musica elettronica nelle sue varie sfaccettature. Continuerete su questa linea o dobbiamo aspettarci anche altre sorprese in futuro?
D: La musica elettronica è l’unico genere in cui nel nome c’è lo strumento che viene suonato, pensa se si dicesse musica chitarra-basso-batteria per dire rock! I musicisti con i quali siamo in contatto utilizzano principalmente strumenti elettronici, ma molti di loro suonano anche strumenti “tradizionali”, per esempio Stefano Giust è un batterista sopra le righe e Domink Gawara sa suonare praticamente qualunque strumento a corde o percussioni. Ci aspettavamo che le sonorità della compilation sarebbero state prettamente elettroniche ma questo non significa che in futuro non ci sia spazio anche alla musica elettrica.

R.: Per finire questa breve interviste: quali saranno i prossimi passi di Chew-z? Quali cose vi augurate per il futuro più prossimo?
D: Dunque, siamo un tantino in ritardo sulla pubblicazione dei prossimi tre titoli, Lo Dev Alm, Eniac e Stefano Giust (questo in collaborazione con Setoladimaiale), sicuramente a breve comunicheremo le date di uscita. Per quanto riguarda il “networking”, stiamo cercando di creare una rete di scambi con le varie realtà, sia virtuali, aprendo canali con le netlabel italiane, che reali, cercando di poter fare da promoter locali. Il tutto in un’ottica di scambio culturale, e cioè realizzando eventi ed ospitando artisti e di conseguenza facendoci ospitare ad eventi organizzati dai nostri contatti. Stiamo per pubblicare qualche copia su cdr della compilation e dei titoli di prossima uscita, di modo da poter avere un po’ di materiale in vendita per finanziare l’organizzazione di eventi. Io mi auguro che i nuovi mezzi di comunicazione mettano a disposizione della gente la possibilità di scegliere e gli strumenti per capire cosa stanno scegliendo, Chew-Z è il mio modo per concretizzare questa aspettativa. F: Dopo le imminenti pubblicazioni, illustrate da Daniele, pubblicheremo alcuni lavori dei musicisti che compaiono in First Aid Kit, che rappresentano le nostre “prime scelte” ed in parallelo ci muoveremo a ricercare nuovi progetti. Stiamo agendo sul territorio, per essere presenti, non solo su di un sito web ma anche sul concreto, intendo concerti, eventi, in modo da supportare chi pubblica per noi. Stiamo anche progettando degli eventi comuni con altre netlabel, partendo dalla condivisione delle idee; su questo versante, stiamo incontrando qualche problema in fase progettuale, perchè questa è una realtà “inedita”, abbiamo da superare qualche piccola barriera, dopo di che credo ci possano essere interessanti possibilità, anche per Chew-Z stessa, cercando di seguire le nostre linee guida, che sentiamo di voler portare avanti con convinzione.

RECENSIONE AA.VV. – FIRST AID KIT (CHEW-Z 2007)
La prima uscita della neonata netlabel Chew-z può essere inquadrata come un vero e proprio manifesto programmatico dell’iniziativa, e se la strada che questa nuova proposta vuole intraprendere è questa non posso fare altro che leccarmi i baffi. All’interno di questa ‘First aid kit’ infatti si trovano alcune delle realtà artistiche italiane più interessanti tra quelle legate alla musica elettronica e all’avanguardia sperimentale. Troviamo infatti la profondità espressiva di Daniele Brusaschetto, accompagnata da una base vibrante e precisa; le atmosfere sintetiche affascinanti e avvolgenti di Eniac e Mannypol; gli estremismi rumorosi industrial-drone degli Ur e del progetto solista di Jukka Reverberi (chitarrista dei Giardini di Mirò) Die Stadt Romatische Punk, così Madame P. e i suoi esperimenti vocali. L’intera compilation scorre sull’ascoltatore sia negli episodi più lineari che in quelli più ostici, tra sensazioni ovattate ed esplosioni sonore. Oltre a questo va riscontrato anche il valore documentale del disco, vera e propria testimonianza di molte delle realtà più interessanti dell’elettronica e della sperimentazione nostrana, tanto da meritare più di un semplice download.

Tracklist:
01. Daniele Brusaschetto – Black Synthetic
02. 3EEM – 24 Mix
03. Japanese Gum – The Winter Is Already Out (But I Can Still Feel It’s Flavour)
04. Pentliczec – An Atomic Gasp
05. Die Stadt Romatische Punk – Angry-Voice From Heaven
06. Frammenti – Propizia è Perseveranza
07. Stefano Giust – MKUltra
08. LoDevAlm – Uncomfortable Difference
09. Satan Is My Brother – Lunch With Trotski
10. Eniac – Soul State part. 1 e 2 11. (r) – Halloween (Galktikrmz)
12. Madame P. – Nox Microcosmica
13. 9cento9 – R.E.M.
14. Manny Pol – Discontinued
15. Ur – Once Screwed

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