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Onesti musicanti, codesti Intronaut. D’altronde, gente con trascorsi in Uphill Battle, Exhumed, Impaled, Anubis Rising non è esattamente alle prime armi, se si tratta di suonare metal. Qui per la precisione di tratta di post-metal, ovvero un po’ tutto e un po’ niente, sette pezzi in media sui sei-sette minuti, una certa passione per feedback e rumorini assortiti, sbrodolatine di delay, suoni sludge belli pieni, batteria convulsa ed epilettica ma neanche troppo (e neanche abbastanza per risultare interessante): un’enciclopedia di riffing prog-mastodon-converge utile come compendio ma spesso priva di coesione, a parte tre quattro tracce ben costruite e dinamiche come “A Monolithic Vulgarity”, “Nostalgic Echo” o “Iceblocks”. Il resto – e dispiace dirlo, perché in fondo la proposta riesce anche a destare interesse – annoia un pochetto, soprattutto a causa di una eccessiva tendenza al riempitivo. Incredibile, quasi sovrumana, la monotonia delle linee vocali e la prolissità di certe soluzioni allunga-brodo.
Mettere in secondo piano gli Impaled (e ripeto: Impaled), gli Exhumed (e ripeto: Exhumed) o gli Uphill Battle (e ripeto: Uphill Battle!) per tirar su gli Intronaut sembra, dopo svariati ascolti di questo ‘Void’, una scelta non proprio felice. Poi certo, magari dopo anni a suonare death metal parlando di operazioni chirurgiche uno si stufa e vuole mettersi a giocare coi riff storti e con gli effettini psichedelici tanto post. Speriamo in un prossimo episodio più a fuoco, che la materia prima non manca affatto.