Indaco – Amorgòs

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Gli Indaco sono un viaggio intrapreso dal già chitarrista del Banco Del Mutuo Soccorso Rodolfo Maltese e dal violinista Mario Pio Mancini che tocca paesi arabi, coste mediterranee, terre dell’est, canti, balli, tradizioni, folklore, fuoco sabbia vento e mare. Bisogna dirlo: questo disco è un piccolo capolavoro di un’intensità disarmante e illuminata. Prima di tutto nell’omaggio a Lester Bowie in Sahasrara in the sky dove compare la sua stessa tromba spaziale e spirituale incisa poco prima di morire; doveroso poi parlare della voce di Andrea Parodi che regala al tutto un’identità di fango e roccia tremendamente medio-orientale e via via molti altri ospiti tra cui il bassista degli Agricantus, Francesco di Giacomo e Vittorio Nocenzi, Mauro Pagani ed Enzo Gragnianiello.
Il viaggio si muove tra ambient, free jazz e sonorità indiane, continua nello spazio profondo e dolente fino ad approdare nei lidi propriamente progressive rock di Amorgòs, Breathing with the lotus e Mantra tra incursioni di basso e djambè, ricamature dissonanti di chitarra elettrica, sprazzi di flauto e sospiri di pianoforte. Menzione speciale per la morbidezza della ballata Nel tempo con un Di Giacomo in stato di grazia poetica che manifesto l’essenza stessa e l’intenzione prima dei musicisti (“nel tempo senti che ti raggiungono parole da lontano e indecifrabili, ma sai che questo è il gioco che ci fa liberi, cerchiamo nuvole da dipingere e navi da rubare per questo viaggio”). Veleggia tra i sapori greci delle Pietre bianche e termina nel porto di Ayran, nel quale il richiamo agli Agricantus si fa evidente ma non imbarazzante, anzi vive di vita propria; al di là delle collaborazioni con le guest star va riconosciuta agli Indaco la grande capacità compositiva e una fortissima identità personale che permette loro di creare suggestioni strabilianti. Sono storie meravigliose le loro, accogliamo questi esploratori e tendiamo l’orecchio verso il loro mare e le loro voci sparse ai quattro angoli del globo, senza pentirsene un attimo.