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E’ contagioso il disco di Gioacchino Turù, nonostante tutti i suoi difetti. Il pop elettronico di questo musicista ha un peso alquanto minimo sulle canzoni, centrate unicamente sulla fresca ironia dei testi (anche se alcune delle basi, come quella di “Oggi festa mondiale”, alzano il livello musicale del disco). Ci si ritrova così ad ascoltare col sorriso gli episodi meglio riusciti del disco, come lo splendido quadretto allegorico a pastello della contagiosa “Sposa sposata”, o il gioioso ricordo da sussidiario delle scuole elementari nella conclusiva “Forza Marco Prandi”, oppure la titletrack dal titolo geniale e ripetitività alienante – “Vuoi ballare?” nella sua follia è semplicemente esilarante. Si percepisce per tutto l’album il divertimento di Turù nel comporre le sue canzoni, e spesso e volentieri questo si trasmette all’ascoltatore nonostante il suo umorismo scada ogni tanto in una demenzialità infantile. ‘C’è chi è morto sul Tagadà’ non sarà certo una pietra miliare della musica italiana, ma se preso come episodio di semplice divertimento sia per l’artista che per l’ascoltatore ha parecchi momenti veramente gradevoli e simpatici.