Kailash – Kailash

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Quando si parla di gruppi italiani emergenti ecco il disatroso bivio: campanilismo o esterofilia? Sì, lo ammetto, è proprio complicato, soprattutto in un ambito quale il metal che da sempre in Italia è stato trattato in questo modo. La fortuna, qui, è che già dalla stupenda presentazione grafica della nazionalità dei Kailash poco ci importa, tanta è la curiosità di sentire il loro lavoro. E allora spendiamo due parole, partendo dal packaging, su questa TraZeroeUno, etichetta o meglio “vetrina di suoni eterogenei legati da uno stile visivo comune” (parole loro) che per apertura musicale, varietà delle proposte e cura dei dettagli potrebbe essere un po’ la Jester Records de’ noantri. Bravi. Parlando dei Kailash (ex-Krom ed ex-Hastur, per la cronaca), al primo impatto si ha un’ottima impressione unita ad una certa difficoltà di assimilazione. Perchè qui c’è un death metal “progressive” per la varietà e l’originalità delle ritmiche, un death metal che si tinge a tratti di sprazzi black e accelerazioni al limite del grind, anche se il definirsi “avantgarde” non è proprio azzeccato: non basta un nome dalle tinte esotico-mistico-religiose, un paio di inserti di sax e le ritmiche un po’ storte per essere avanguardisti. E attenzione, non voglio assolutamente che questo venga percepito come una critica anzi, i Kailash riescono a mantenere una solidità che a molti gruppi avantgarde-wannabe manca, evitano di perdersi in sperimentazioni fini a se stesse e si lanciano con una determinazione impeccabile in trentacinque minuti di riff intricati che echeggiano Extol, Opeth, Edge of Sanity e ultimi Enslaved, cambi di tempo, accordi aperti, accelerazioni e sprazzi melodici, riuscendo a dire qualcosa di nuovo – ed al contempo di piacevole ascolto – con impeccabile competenza tecnica. E impeccabile è anche la produzione piena e precisa; le uniche e minuscole critiche possibili riguardano la voce, distante e poco incisiva, fermo restando che con un esordio come questo è praticamente impossibile non avere un posto d’onore tra le realtà più interessanti dell’attuale scena metal tricolore. Applausi, alla faccia dell’esterofilia, e speriamo tutti vivamente che questo lavoro possa avere una distribuzione adeguata.