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Non stupisce più di tanto che gli Inseta abbiano già un addetto alla promozione, un fan club ufficiale e siano in procinto di registrare un disco: esiste chi, per non dare troppo disturbo, alle case discografiche si presenta già bello e cotto, pronto per essere divorato dal suo potenziale pubblico.
Se un giorno le porte di qualche Major si apriranno a questi giovani, la storia che ne verrà raccontata sarà facile da immaginare: due fratelli con una passione in comune incontrano (a un concerto di Vasco?) altri tre semplici ragazzi di provincia e uniscono le loro giovani vite nel nome di quel rock-italo-melodico dove inesorabilmente l’accento cade sul melodico. I riferimenti li sappiamo a memoria e stavolta Renga – con o senza Timoria – sta davanti a tutti. L’omonimo demo degli Inseta è bensuonato così come può essere bensuonato un prodotto discografico: in modo grammaticalmente corretto, e questo è quanto. Anche i testi si riconducono alla nobile tradizione della leggera italiana, zuppi come sono di tutti quei “occhi” ,“lacrime”, “sul tuo viso” “ti voglio”, “ancora”, “me”, “te”, “noi”…tutto già precotto, dicevamo.
Se “dovessero riuscire”, soltanto fra queste sette tracce ce ne sarebbero già almeno un paio che non aspettano altro che gli occhi luccicanti di migliaia di ragazze D&G per far palpitare il loro tenero cuore di squinzia, magari per un’intera stagione discografica.
Ma se agli Inseta qualcosa andasse storto – e per ogni gruppo “arrivato” ce ne stanno almeno una cinquantina nel dimenticatoio – ricordiamoci che al mondo esiste solo una cosa più triste di una band paracula che vende migliaia di dischi. Una band paracula che non vende per nulla!
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