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Cosa hanno questi meglio di decine di altri gruppi black metal? Un esordio molto buono, tutto qui. Un esordio che nella sua produzione piena e compatta, nel suo recupero di un certo filone di black atmosferico e “melodico” stupiva parecchio, soprattutto per provenire da una comune fricchettona sperduta nelle campagne di Olympia, USA. Attitudine weird che incontra il black metal e finisce pubblicato su Southern Lord: quale combinazione, il black metal dunque sarà la nuova moda dell’estremo patinato! Probabile. E se questo ‘Two Hunters’ fosse stato bello, maestoso e completo almeno la metà dell’esordio ‘Diadem of 12 Stars’ ci sarei pure stato, ma sorbirsi mezz’ora di torbide chitarre infognate in riff che non colpiscono né affascinano prima di imbattersi in qualcosa di stimolante – l’ultima traccia, decisamente una spanna sopra le altre tre (due e mezzo, và) – che almeno rende piacevoli gli ultimi scarsi venti minuti, è piuttosto irritante. Di principio il black metal americano non mi ha mai convinto, lo ammetto, e quando uscirono ‘sti qua mi sorpresi quando scoprii da dove venivano per quanto suonavano sinceri e slegati dai trend depressive che tanto furoreggiano da quelle parti. Sarà stato il trovarsi in tour con Isis e Jesu – un giorno qualcuno mi spiegherà il perché – sarà che l’ispirazione se la son giocata l’anno scorso, sarà che Southern Lord gli ha chiesto di essere più melmosi e ripetitivi, sarà che a forza di coltivarsi i pomodori alla diossina nell’orticello vicino Seattle uno comincia a smettere di vagare per le steppe immaginandosi nelle verdi foreste norvegesi ad ammirare le magiche cascate gelide dei fiordi. Per carità, disco dignitosissimo se paragonato alla media di uscite più o meno indipendenti in campo black metal, ma decisamente sottotono rispetto al passato e agli elogi dei southernlordboyz.