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È bello vedere come in un momento in cui c’è una sovrasaturazione di giovani gruppi che fa tutta più o meno la stessa cosa seguendo l’onda di una moda indie rock che prende origini da grandissimi padri (ma si sa, non sempre le generazioni successive sono all’altezza), c’è gente che si rifà a sonorità, a idee, a sentimenti non propriamente in auge. In questo bel lavoro dei Without ritrovo me stesso nella prima metà degli anni novanta, quando non c’erano Killers, Babyshambles o Kaiser Chief, ma Soundgarden, Alice in Chains, Mudhoney. E la differenza non è poca. E ora, nel 2008, ascoltando questi ragazzi milanesi, sembra che il grunge non sia mai morto (che poi manco è nato, per essere pignoli), e quel flusso che da Seattle quasi vent’anni fa si espandeva nel mondo sia arrivato, passando per un’amalgama stoner (Kyuss, Nebula) che ha lasciato il segno, ad integrarsi con ciò che adesso siamo, alle soglie del duemila e dieci, con attualità mista a nostalgia. Hey, dj è un bel pezzo alla Mudhoney, Liquid guys e Oval virano invece verso sonorità più legate agli ultimi Soundgarden (‘Down on the upside’), ma hanno un’esistenza tutta loro. Italian cliché (gran pezzo!) unisce le doppie voci alla Alice In Chains (ma la traccia che paga più pegno alla band di Staley è senza dubbio Fire against) a riff più veloci figli di Fu Manchu (così come gli assoli alla rotta di collo di No day but today). Insomma, musica come è da tempo non si sentiva: un terzo lavoro carico di interesse e da vivere velocemente.