Andrea Belfi – Knots

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Non è semplice batteria, o almeno non solo. A guardar bene quello di cui si parla quando l’argomento è Andrea Belfi assume l’aspetto di nuclei ritmici vivi e organici, dove lo stesso ritmo si disperde tra riverberi, synth, tamburi e trasfigurazioni; la via che ‘Knots’ insegue, tra le tante possibili offerte, è quella di un suono isolato, funereo, maestoso quanto allo stesso tempo intimista. Colpi che rimbombano negli spazi, nelle ridondanze grevi offerte dal suono della cassa, spaziale e ancestrale, panafricana nei suoi grandi nodi di bassi, dub grezzo, gospel.
A tratti tornano i fantasmi dell’improvvisazione europea e dei grandi batteristi “silenziosi” (Jason Khan, Dean Roberts), arrivano i segni di un’improvvisazione finalmente totale che sa coniugare forma E canzone e tutti i suoi strascichi – ascoltate la dinamica sui piatti dell’ultimo pezzo! Quattro tracce che si muovono dapertutto per scoprire quello che già si poteva ammirare dal precedente ‘Between Neck And Stomach’: la più completa via verso la rimembranza, stavolta compattata in un unico e fascinoso lavoro di una spiritualità, organizzazione e prospettive abbacinanti.