Impure Wilhelmina – Prayers and Arsons

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Mi si dice di parlare un po’ di metal, ché qui è tanto che non se ne vede, ed in effetti è vero: ci sto lavorando. Intanto ci riavviciniamo un po’ ad un territorio di confine sì adeguatamente esplorato negli anni ’90 ma sempre piacevole da ripercorrere, quell’intersezione poco estesa ma estremamente prolifica dove il rock alternativo, i residui del grunge – pochi – la violenza dell’hardcore metallizzato americano e una certa raffinatezza strumentale poi degenerata negli orrori prog-metal di certe ibridazioni parossistiche moderne si fondevano ancora con un’immediatezza fresca e stimolante. Detta così, uno pensa ai Cave In subito prima di ‘Antenna’, e mica sbaglia di tanto: gli Impure Wilhelmina non sono più i marci metallari dediti allo sludge degli esordi, la melodia invade senza remore le trascinanti strutture ritmiche, la voce alterna urla disperate e un cantanto pulito che a tratti ricorda Robert Smith, le progressioni armoniche stupiscono per varietà e sincerità; nulla è smaccatamente ruffiano o pretenzioso, ma molte soluzioni stupiscono per la semplicità e l’immediatezza con le quali arricchiscono i pezzi. L’entrata di Christian Valleise, alle chitarre anche nei Knut, ha sicuramente contribuito alla stratificazione di un suono solido e ricco, tanto poco innovativo quanto riuscito. La Svizzera, dopo l’ultima fatica degli Equus, ci regala sotto voce un altro disco scritto e suonato con cuore e sudore, cui volentieri perdoniamo un paio di tracce sottotono. Date una chanche alla doppietta iniziale Continental Breed/Hide Your Anger, Give Your Mouth o alla stupenda As We Kneel, e di post-core ne parliamo la prossima volta.