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Febbraio 2011 | Matador | Esbenandthewitch.co.uk |
Argyria
Da un calderone stregato, in un reame ignoto, colano echi di una fiaba danese, destrutturata nelle ambientazioni eteree e misteriose degli Esben and The Witch. Dopo aver aperto, lo scorso anno, il cerchio del loro “esoterismo sonoro” con l’Ep 33, Daniel Coperman (chitarra), Rachel Davies (voce) e Thomas Fisher (chitarra, keyboards), danno ora alle stampe Violet Cries. Il trio “magico” di Brighton, incede tra oscurità acustica, risonanze rarefatte, tetre e impalpabili atmosfere oniriche. Suoni foschi e notturni si espandono nei solchi di Violet Cries e “Nightmare pop”, come la stessa band ama definirlo, è il suono che viene evocato. Il sound degli Esben and The Witch pare assumere connotazioni simboliche, cosparse di polveri darkvawe e gotiche e di pozioni shoegaze ed elettroniche. La voce di Rachel Davies sembra disgregarsi, attraversando confini senza tempo, pervasa da sogni e incubi e sorretta da un’ipnotica base strumentale. I brani dell’album sono ombre che infestano una “witch house” dalle pareti lo-fi.
A introdurre nel labirinto di vibrazioni spettrali e stregonesche, sono le ceneri argentee di Argyria e i riverberi di fobie pungenti di Marching Song. L’incantesimo si tinge di arpeggi lirici (Marine Fields Glow); si dilata nel flusso elettronico (Hexagons IV); penetra loop fumosi (Warpath) e ritmiche liturgie mortali (Battlecry / Mimicry). Il sortilegio si compie con la scarna bruma acustica di Swans.
Violet cries è un “buon rito d’iniziazione” per gli Esben and The Witch, che si avvale di una calibrata inconsistenza e di ritmiche cariche di una forte energia immaginifica. È un album ancestrale, seppur non di presa immediata, che emana note incantate e inquiete, rapiti da mito e leggenda, mentre si odono gli ululati violacei delle streghe.