Moonlight Festival 2011

Il Moonlight Festival si è riconfermato anche quest’anno come unica grande creazione rappresentativa della cultura dark\wave\goth. Dopo un paio di edizioni che hanno stupito per line-up, freschezza e voglia di fare, la rassegna più oscura d’Italia si è spostata da Fano – dove era nata – a Rimini presso il Velvet Club. Paraocchi, polemiche politiche che non vi sto a descrivere, tanti stereotipi lanciati in aria,  sterilità mentale e impotenza creativa, ecco come la solita politica gretta ha prima truffato e poi epurato quello che è e continuerà ad essere, meritatamente, un punto di riferimento per molte realtà musicali italiane.

Il Moonlight non è solo un festival musicale. È una realtà di gusto estetico e come tale copre a tutto tondo il suo mondo: presentazioni di libri, concerti nel primo pomeriggio, eventi in costume, 3 diversi dancefloor per coprire tutte le sfaccettature dell’audience accorso anche quest’anno.

Ma procediamo con ordine e parliamo delle diverse giornate.

26 agosto

Giorno di apertura affidato ai nuovi ed emergenti Delenda Noia. Un duo che  ondeggia con energia e spontaneità creativa tra le diverse sfaccettature del synth pop. Vincitori del contest Gothic Room, presentano buoni spunti di crescita e un futuro sicuramente interessante. I secondi della lista sono i Babylonia, band milanese che cede spesso ad un omaggio ai Depeche Mode.

Già saliti sul palco con altri grandi come Pet Shop Boys, mostrano professionalità e carattere, forse però un po’ troppo citazionismi e calati in panni non troppo personali. Professionalità e tecnica fuori discussione. Il pubblico si sta scaldando e aumentando, aspettano tutti gli headliner della serata, quei teutonici AND ONE che marchieranno marzialmente  la notte del Velvet con uno show di rara energia e poliedricità. Un suono che deve molto al primo EBM e al gusto sintetico più roccioso che ha deflagrato,come prevedibile, su un audience prontissima a riceverli.

Finito lo spettacolo. Non è ancora finita la notte. Iniziano poco dopo i dj set e chi avesse ancora energia da sfogare ne avrà fino notte inoltrata. Chi invece, come me, ha bisogno di una birra ed un attimo di refrigerio uscirà nella zona mercato dove potrà fare piacevoli sorprese. (vi racconto: Might dei NON, Controlled Bleeding, Nenia, per non parlare dei cd sotto Slaughter Records !!!).

27 agosto

Il giorno che si aspettava tutti. Nomi storici come CLOCK DVA e DAF uno dopo l’altro.
Gli svizzeri Beauty of Gemina fanno da apripista. Seratina succulenta. E lo sarà.
Il gruppo di apertura non sente la pesantezza dei due nomi dopo di lui e saprà mantenere la sua personalità glaciale ed elettrico-meccanica fino alla fine. Una fusione di Covenant e Xymox, soffusi, mischiati, rielaborati. La folla è già numerosa.
Poi –eccoli – i CLOCK DVA. Ora….lo dico subito e non ci penso più. Hanno toppato qualche loop, e qualche aspetto tecnico. Neanche io l’ho realizzato subito. Ho percepito uno strano ronzio al cervello che mi stava avvertendo ma non l’ho elaborato. Perché? Per il semplice motivo che una leggenda come la band di Sheffield ti fa dimenticare certe cose e ti immerge nel suo mondo industriale, di vibrazioni arrugginite e nella sua atea mistica meccanica (CSI dixit). Spettacolo oscuro. Senza luci. Solo visual –un po’ raggrinziti i tendaggi ;) – che hanno ipnotizzato il pubblico, lasciato solo come vittima di un linguaggio ancora pulsante.

E dopo che il cervello si è sfamato, ecco i signori della fisicità: i DAF. Concerto di adrenalina punto.  Che altro dire? Una setlist fatta di classici che se qualcuno non conosce deve correere subito a scoprire: Mussolini, Alle gegen Alle,  Ich und die wirklichkeit, pezzi che dopo più di vent’anni non hanno perso la loro violenza naturale ed organica.

28 agosto

È la fine del Moonlight.  Siamo ancora affamati. I Rosa Crux di Rouen ci appagano in maniera estatica. Sembra di essere paralizzati in un continuum spazio-temporale alternativo. Campane, candele, cori, tamburi medievali, stendardi e danze di fango creano un’esperienza mentale e fisica rara nel suo genere, pur considerando che cantano in latino.

Si susseguono i Go Flamingo! di Ferrara. Attivi dal 1982, si ritrovano sul palco con il loro post punk molto inglese. Schietto e diretto trova un pubblico ancora tramortito dall’esperienza mistica dei francesi e non riesce ad avere un impatto profondo.  I guai della scaletta – e di avere dieci campane da portare su e giù dal palco.

Infine il gruppo che sigilla il festival. Gli Uk Decay che sembravano dimenticati ma sono tornati più feroci di un tempo. Il gruppo mostra un’attitudine puramente punk. Un’energia che stordisce. Ristampati di recente, ecco un paio di link per gustarseli: Unexpected guest, Disco Romance.

Si ballerà fino alle 4 e più. Poi il servizio navetta gratuita ci riporterà all’albergo per il meritato giaciglio.

Conclusioni
Nonostante tutti i possibili problemi che hanno afflitto questa nuova edizione del Moonlight, in primo luogo per il cambio di Location, il festival si è riconfermata realtà vivida e creativa. Pochi i punti deboli, che lascio perdere in favore di un’immagine ottima di una realtà che, unica nel suo genere in Italia, riesce ad allargarsi e a far collimare professionalità e originalità.

Al prossimo anno.

VideoReport

Foto e Video by: Michele Guerrini