99 Posse – Orion (Ciampino) – 02/12/2011

Attitudine e Visual: Non ho mai chiesto a Luca Persico (O’Zulù) se i pantaloni mimetici li indossa per comodità o perché in fondo è una fantasia che gli piace particolarmente. La voglio percepire come una sana provocazione, un dettaglio comunicativo che mi fa applaudire una volta in più lui, frontman della sua Posse, che dal 2010 si è allargata con la collaborazione attiva di altri due elementi vocali. Presenti sul palco con i 99 ieri sera Valerio Jovine (fratello di Massimiliano) e Speaker Cenzou. Entrambi con carriere soliste alle spalle (Valerio è un cantautore raggae, Speaker Cenzou si dedica al rap/hip hop) hanno colorato la scena rendendo dinamico il palco e scaldando il pubblico. Mega schermo alle spalle del gruppo, sono passate durante la serata immagini forti riferite per lo più agli scontri fra le forze dell’ordine e manifestanti in piazza, e forse questo c’era da aspettarselo. I 99 Posse dicono la loro, non hanno paura nel farlo e se per caso non fosse chiaro il concetto con le parole, ecco che le immagini rendono inequivocabile il messaggio.

Audio: Quando ho saputo che la data romana per il tour di Cattivi Guaglioni (LEGGI LA NOSTRA INTERVISTA) si sarebbe tenuta all’Orion Club di Ciampino, ero un po’ perplessa. Fresco di apertura, l’Orion è un locale spazioso con serate discoteca alternate ad una programmazione live davvero invitante e di tutto rispetto. Ciò non toglie che le discoteche restano luoghi poco adatti per l’acustica, il suono si disperde e difficilmente ci si capisce qualcosa. Segno evidente che l’audio non era ottimale? Quando fra un brano e l’altro O’Zulù parlava al pubblico, senza musica in sottofondo: non si sentiva, o meglio, non si capiva. E no, non malignate: non era perché parlava in dialetto.

Setlist: Il tour è quello per promuovere un grande album, Cattivi Guaglioni, e la serata è stata inaugurata con questo brano. E’ stato dato il giusto peso sia ai brani nuovi (University of Secondigliano, La Paranza di San Precario, Yes Weekend, Antifa 2.0, Mò basta) che a quelli classici (Curre curre Guagliò, Rafaniello, Cerco tempo). Il finale di serata è stato al contempo un momento commovente ed istruttivo, quando è stato introdotto da una ragazza il brano Morire tutti i giorni, scritto da un detenuto condannato all’ergastolo, Carmelo Musumeci, e messo in musica dai 99 Posse con la collaborazione di Daniele Sepe e Valerio Jovine (album version). L’ultimo brano? O’Zulù ha parlato di amore, dicendo che la serata si sarebbe conclusa con il brano più romantico che loro avessero mai scritto. Nella mia testa mi dicevo “Ma dai, vuoi che si finisca in tranquillità, con Si tu? Ma non ci posso credere, ma che spettacolo…”. Presa dall’entusiasmo, non avevo fatto caso che mancava all’appello un brano, quel brano. Rigurgito Antifascista, effettivamente la canzone d’amore più bella mai scritta.

Momento Migliore: Scusate ma io una cosa ve la devo chiedere. Ci sono per caso antifascisti presenti in sala? Una domanda che ha scatenato il delirio in sala.

Locura: Le scelte individuali non vanno criticate, ed io non giudico chi va ad un concerto e si riempie d’alcool fino al midollo. Però, ammetto che chi lo fa, spesso cattura l’attenzione dei presenti (sani) che assistono a scene spassose. All’Orion c’era una ragazza in particolare che effettivamente aveva esagerato ed era nella fase “non mi reggono le gambe ma io da qui non mi schiodo”. Ha dato il tormento al buttafuori per tutta la durata del concerto: lei non poteva stare dietro la transenna, doveva scavalcare per andare a cantare sul palco! A fine concerto, perse ormai le speranze di cantare e pogare con O’Zulù & Co., ha preso la macchinetta fotografica ed ha iniziato a farsi foto. Col buttafuori.

Pubblico: Non mi piacciono le etichette, ma vorrei rendere l’idea nel modo più semplice: i fan dei 99 Posse non sono solo punkabbestia, rastoni, gente con le creste, i piercing ovunque e i tatuaggi nei posti più impensabili del corpo. Certo, ci sono anche quelli, e quant’è bello vederli amalgamati a ragazzi under 20 con collanine verde-rosso-giallo-nero. E anche a over 40 che per una sera alzano il braccio col pugno e si vestono con jeans e maglioncini tipo quello-da-buone-occasioni-come-la-domenica-a-pranzo. Ma anche quelle come me, che se ne fregano del tipo di concerto e vanno con leggins, ballerine e vestitino bon ton. Tanto alla fine, per saltare e pogare non servono né i capelli rasta né i polsini colorati: basta aver voglia di muovere le gambe e sentire il ritmo, e questo è qualcosa di indipendente dal modo di vestire.

Conclusione: Sarà poco professionale, ma sticazzi, io lo devo dire: i 99 Posse sono per me come un pezzo della mia famiglia. Se passano per Roma non riesco a non andare ad ascoltarli, che sia per un concerto o per una presentazione. Penso fermamente siano uno dei migliori gruppi che da sempre riescono a rappresentare diverse cose, racchiuse in un solo nome. 99 Posse per me significa impegno sociale, libertà di parola e di pensiero, nessuna paura nel dire sempre e comunque ciò che si pensa. Lotta contro le ipocrisie e le ingiustizie, lotta per un qualcosa di migliore, lotta per un futuro che se non ci creiamo noi, nessun’altro ci regalerà.
Potranno suonare nei migliori locali o nelle peggiori bettole, che parto con una convinzione: nessuno riesce ad avere un rapporto così stretto con il pubblico. La battuta più stupida che esiste sui loro concerti? Fanno dimagrire. La gente salta, poga, balla e si dimena come non mai. Si suda, è una sauna. Ci si diverte. La riflessione più importante? Hanno sempre qualcosa da dire, e troppo spesso sono cose che si dovrebbero sapere ma delle quali nessuno in realtà parla.