Daniel Johnston @ Piper Club – Roma – 23/04/2012

ATTITUDINE E VISUAL: A 19 anni volevo essere i Beatles. Ci rimasi male quando mi accorsi che non sapevo cantare. In questa frase si può riassumere l’estetica di Daniel Johnston. Ormai oltre il personaggio, diventato “a sua insaputa” un simbolo, un’icona. Sicuramente in qualche modo anche il suo atteggiamento e la sua “trasandatezza” diventano un modo fortissimo di esprimersi. Camminata svogliata, tshirt tinta unita, pantaloni della tuta e sneakers. Sul palco insieme a lui, dopo alcuni pezzi in acustico da solo, una band che è una specie di dreamteam indie-italico, con membri de I Cani, Jacqueries, Waines e Fabrizio Cammarata (anche opening del concerto) che riesce a guidare tutta la band alla grande, anche loro in perfetto stile anni ’90. Cosa, quella della band locale, che Daniel Johnston ripete ad ogni data in giro per il mondo. Un modo ingenioso per dimezzare notevolmente i costi del tour.

SETLIST: The Beatles, Life in Vain, Lost in My Infinite Memory, sono alcuni dei pezzi che Daniel dona al pubblico romano, regalando un’ora di canzoni con grande sforzo vista la sua salute precaria. Un greatist hits che ha accontentato tutti. Daniel è stato anche acclamato per un bis, durante il quale ha cantato in solo una stupenda True Love Will Find You in the End. Probabilmente il pezzo più riuscito della sua vastissima produzione.

PUBBLICO: Più che ad un concerto sembrava di essere ad una festa di compleanno. Questo era lo spirito che aleggiava al Piper, tutti erano lì ad aspettarlo e fargli sentire il proprio calore, proprio come si fa per un amico per il quale si prova qualcosa di profondo, una condivisione che va oltre la musica, oltre le parole, una sinergia totale che si percepisce benissimo camminando tra i tantissimi ragazzi (molto giovani in parecchi casi) arrivati al concerto. Tantissimi “nerd con occhiali da nerd” molti reduci del grunge nineties, e anche molti curiosi che avevano sentito parlare più del personaggio che delle sue opere.

LOCURA: La tensione emotiva che si poteva cogliere tra il pubblico era veramente visibile, rotta tra la fine del concerto e il bis, da un fantastico: “Bellà Daniè” urlato a squarciagola in un momento di silenzio.

MOMENTO MIGLIORE: Sicuramente True Love Will Find You in the End, è stato il momento più alto di tutto il concerto, da segnalare anche la bella esecuzione di Rock’n’Roll, dove il connubio band-Daniel Johnston ha dato il meglio.

CONCLUSIONI: La ragazza che ha sempre amato (Laurie) ha finito per sposare un becchino suo amico. Kurt Cobain portava le sue magliette e lo annoverava tra i suoi  idoli, ma Daniel affermava di non sapere chi fosse. Per tutta la vita, e tutt’ora, combatte con una depressione cronica e la schizofrenia.
Queste sono solo alcune cose che inquadrano il personaggio Daniel Johnston, oltre ovviamente la sua produzione musicale fatta di molti alti, ma anche di tanti bassi, proprio come la sua vita. Assistere ad un suo concerto non è stato godere di una performance, ma è entrare in simbiosi per un’ora con i suoi tormenti, le sue gioie e le sue disperazioni, tradotte in musica anche tramite i suoi errori alla chitarra, gli accordi presi male, le frasi “mangiate” e tutto il resto, tutto questo fa parte di Daniel Johnston, e per questa sera hanno fatto parte anche di noi.

Le foto non si riferiscono alla data recensita