Attitudine e Visual: Nonostante il caldo afoso dell’estate romana, alla cavea dell’Auditorium di Renzo Piano, il richiamo della rocker canadese, probabilmente la breakthrough artist più importante degli anni novanta, è davvero forte. Tanta gente che riempie in ogni suo angolo gli spazi intorno al palco. Scenografia essenziale, molto anglosassone, con la band che si presenta sul palco senza alcun vezzo specifico. Al contrario è Alanis Morissette a salire sul palco con un look discutibile: pantalone bianco latte che non dona grazia alle sue sinuosità; stivali bassi e maglia sgargiante. Su tutto piove la sua folta chioma, simbolo quasi di un era grunge che oggi non c’è più. E forse non c’è più nel suo spirito, visto che balza all’occhio una serenità e allegria che mancavano all’epoca della sua esplosione, quasi venti anni fa.
Audio: La band è apparsa in un buono stato di forma, riuscendo a sostenere per le due ore di concerto le evoluzioni vocali della rocker canadese, che partita un po’ in sordina si rilancia nel finale nel concerto riuscendo a stabilire un rapporto empatico col pubblico estasiato che divide con Alanis il canto dei suoi successi principali. Probabilmente la struttura di Renzo Piano non sembra la più adatta per questo tipo di concerti che avrebbero bisogno di spazi più grandi e meno organizzati: il rock ha bisogno di respirare lungamente e profondamente, e il suo anelito deve sentirsi lontano
Setlist: Dopo un inizio altalenante con Woman Down, la Morissette si affida alla sicurezza di All I Really Want e You Learn. Poi attacca il nuovo singolo Guardian, anticipatore del prossimo nuovo album. Uno dei momenti migliori del concerto rimane Ironic, che il pubblico scippa alla rocker, cantandolo dall’inizio alla fine. Il concerto si avvia al finale con il resto della top list di Jagged Little Pill come Head Over Feet, Han in My Pocket e You Oughta Know, cui si unisce l’ottima Numb. Poi direttamente dalla Città degli Angeli arriva Uninvited. Il secondo bis è dedicato a Thank You che viene dedicata al pubblico in visibilio. Un classico. Troppo.
Momento Migliore: Probabilmente il suo pezzo più bello forte e sfrontato: You Oughta Know. Emozionante vedere ragazze che all’epoca di uscita di Jagged Little Pill erano poppanti, cantare a squarciagola un pezzo tanto fisico, dai riflessi sessuali, potente e rabbioso. Quasi la voglia di una ragazza di sentirsi grande e emancipata. O forse solo un gran pezzo rock.
Pubblico: Eterogeneo. Forte empatia con la band sul palco che al termine del bis inizia a fotografare i ragazzi sotto al palco. La sensazione però era la celebrazione di una grande artista che magari dovrebbe azzardare un po’ di più, anche nel proporre al pubblico qualche cosa di diverso.
Locura: Complice il caldo sotto il palco c’era una gruppetto di ragazze che hanno danzato tutto il tempo a piedi scalzi su tutti i pezzi della Morissette; non proprio una coreografia ad hoc per la poetica musicale della rocker canadese, ma un modo di vivere in modo fisico e tattile la musica dei propri idoli.
Conclusioni: Tutto buono, sia la performance che l’artista. Ma è evidente che Alanis Morissette deve dare qualche cosa di più, onde evitare un certo appesantimento artistico. Non sembra più possedere la rabbia di una volta, e sono passati tanti anni dal suo esordio. Ma non troppi. La rocker canadese ha un talento mostruoso nello scrivere e cantare. Deve tornare a osare e ad azzardare, magari affidandosi a un produttore musicale coraggioso. Jagged Little Pill non tornerà nuovo, si possono fare tutte le celebrazioni che si vogliono. C’è bisogno di una scintilla che riaccenda il fuoco nell’animo rock della Morissette.