Esben and the Witch – Wash the Sins not Only the Face

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

Ci provano, gli Esben and the Witch, almeno questo bisogna riconoscerglielo. Le sonorità tetre di “Violet Cries” vengono in parte accantonate in favore di melodie più incisive e sonorità post-rock, che acquistano nuovo rilievo a scapito delle vecchie suggestioni goth per le quali il trio di Brighton era conosciuto.

La premessa quindi è di quelle coraggiose, ma meno coraggiosa è la realizzazione in toto, che invece lascia parecchio a desiderare. Ogni traccia comincia come se fosse quella in cui il cambio di direzione si palesa del tutto, ma il cambiamento vero e proprio non lo si nota mai. Promette bene l’introduttiva “Iceland Spar”, che ricorda ben poco l’album precedente, e anche se “Slow Wave” fa già un passo indietro si rimane quantomeno incuriositi da quello che le altre tracce potrebbero avere in serbo. La curiosità cede presto il posto alla frustrazione, in quanto per tutto il resto del disco si ha l’impressione che la band stia cercando di capire quanto in là possa spingersi prima di tornare con la coda tra le gambe sulla via già percorsa.

La beffa definitiva arriva alla fine di “Despair”, l’esperimento più audace del disco, quando si pensa che magari l’ascolto potrebbe prendere una svolta per il meglio nella sua conclusione e invece ci si trova davanti alla parte più blanda e retrograda di tutto il lavoro. La pecca più grande di “Wash The Sins Not Only The Face”, quindi, non sta tanto nei suoi effettivi limiti quanto nel far notare costantemente che avrebbe potuto essere di gran lunga migliore, fino al punto da risultare più frustrante con ogni singolo ascolto.