Sembra la sceneggiatura di un film.
Lei, bella e sorridente, fa la commessa in un negozio di musica.
Lui, bello e sicuro di sé, entra in quel negozio e resta letteralmente folgorato.
La storia però non ve la sveliamo, lasciamo che sia una scoperta man mano che andrete avanti nella lettura di questa intervista agli Avenue X.
Ma chi sono dunque gli Avenue X?
Dionna Cole, così giovane e dal curriculum invidiabile e Marzio Dal Monte, italiano trapiantato negli States.
E’ dalla loro unione che nasce questo progetto esplicito e d’avanguardia, che presenta una marcia in più quando al momento del debutto musicale con il primo cd omonimo alla batteria presenzia Marky Ramone.
Non si può parlare di loro evitando però di scendere nel privato.
Dionna e Marzio sono di fatto una cosa sola, una storia inaspettata e d’impatto, che ha visto lo stravolgimento in poco tempo di due vite simili, vissute paradossalmente nello stesso modo da due persone che non si conoscevano affatto e devono al destino la fortuna di essersi trovati.
Per cominciare, così, un percorso che li vede insieme a 360°.
Le grandi storie d’amore alla Johnny Cash e June Carter, piuttosto che Syd Vicious e Nancy Spungen, non sono finite, anzi, esistono ancora.
Avenue X, ovvero l’intreccio di tre realtà differenti. Come vi siete conosciuti? E quando avete capito di voler suonare insieme?
Marzio: Tre realtà e tre generazioni diverse, unite poi in maniera molto rock con un matrimonio in cui la terza realtà, Marky Ramone, ha fatto da testimone. Ci siamo conosciuti a NYC, nel Village. In quel periodo ero a NYC per progettare un lancio di paracadutismo, anzi b.a.s.e. Jump estremo e lavoravo come assistente personale, e qualcosa di più, di Marky Ramone. Il mio primo incontro è stato nel negozio di abbigliamento punk dove Dionna pagava per mantenersi mentre studiava alla School of Rock e ai tempi delle sue prime registrazioni. Gironzolavo per il Village sulla macchina del mio amico quando siamo andati a fare un salto al negozio, ci piaceva provare vestiti strani e assurdi. Li’ ho visto Dionna, ed e’ stato il classico colpo di fulmine, o primavera di joyciana memoria che dir si voglia. Una sorta di Presque-Vu, il contrario di Deja Vu. Ho sentito immediatamente che quella sarebbe stata la donna che avrei sposato, così l’ho approcciata senza esitare. Un mese e mezzo dopo volavamo verso l’Italia, sposati.
Dionna: mi ha colpito subito, dal primo momento che è entrato nel negozio. Sembrava tutto rallentato, come nei film. Ci siamo scambiati i numeri di telefono. Diciamo che la musica è stata la “scusante” per i nostri primi appuntamenti.. Marzio aveva visto su internet alcuni dei miei vecchi brani e tour (ho 19 anni ma ho iniziato a fare tour a 13), ha fatto qualche ricerca e scoperto che avevo già suonato con Les Paul, David Peel, Brad Roberts. In quel periodo Marzio stava provando molto con Marky Ramone, stavano esercitandosi sui brani dei ramones suonati con la scaletta dei concerti, due ore di prove un paio di volte la settimana.. credo Marzio stesse pensando se accettare la richiesta di Marky ed entrare o meno nei Blitzkrieg, il suo gruppo in cui all’epoca cantava l’altro amico di Marzio, Michale Graves. Andare a provare insieme è stata la prima idea che ci è venuta quando abbiamo capito che avremmo voluto spendere un po’ di tempo, da soli. Poi Marky ha sentito alcuni dei miei brani, tra cui I Want You e Feel Dead, che sarebbero poi finite nel nostro minicd d’esordio, ed è venuto a vederci provare, ai tempi avevamo un altro batterista. Subito Marky si è entusiasmato, ha tolto le bacchette dalle mani del nostro ormai ex batterista, e si è messo a suonare i miei brani. Ci ha anche aggiunto del suo, come gli stacchi 1-2-3 prima del ritornello. Così e’ nato tutto.
Marzio: Il nome Avenue X viene da una strada di coney Island dove andavamo spesso a fare le prove a casa del nostro amico bluesman Meyer Mossabi, chitarrista anche lui nella prima formazione degli Avenue X, e che nel minicd figura come guest nel secondo assolo slide della cover di Blue Moon On Kentucky di Bill Monroe. Tutto nato nel giro di un mese, in maniera assolutamente spontanea. Eravamo, per qualche stramba cosmica ragione, tutti nel posto giusto al momento giusto. Il Destino. Quel genere di cose che solo a NYC può accadere. In Poco più di un mese ci siamo conosciuti, abbiamo inciso un cd, ci siamo sposati. Anche nell’ultima Marky era presente: come mio “Best man”, come li chiamano in USA. Di li’, e’ iniziato tutto.
Dionna, tu in particolare hai un curriculum invidiabile.
Hai cominciato giovanissima a recitare e comporre musica, anche se attualmente ti stai dedicando completamente al progetto degli Avenue X. Credi in futuro di tornare alla recitazione o la escludi dai tuoi piani, per dedicarti solo alla musica?
Dionna: Ho iniziato a recitare molto giovane, in effetti. A sei mesi già ero iscritta nello Screen Actors Guild, più giovane iscritta della storia. Mio padre, Victor Colicchio, una nota porrnostar negli anni ’70 conosciuta con il nickname Pepe Valentine, si era costruito una reputazione, prima recitando in film come The Good Fellas, Mr Crocodile Dundee, Inside Man e serie televisive come Law and Order e I Sopranos, poi come sceneggiatore: ha scritto lui Summer of Sam di Spike Lee. Io ho iniziato a recitare verso i 5 anni, nei film di Spike Lee e nei film di mio padre. Ho fatto Men of Lie, Summer of Sam e soprattutto vinto diversi premi della critica all’eta di 7 anni per il film di High Times: Potluck, un culto tra.. Beh, soprattutto tra chi usa marijuana! :) Ho fatto anche tantissime pubblicità, praticamente per tutte le compagnie i cui Brand vedo in giro per il mondo. Poi l’11 settembre ha cambiato tutto. Nessuno voleva fare più film a NYC. La città non era più considerata sicura, e la maggior parte dei newyorchesi si sono trasferiti Upstate New York, Long Island o, come me, Pennsylvania. È stato un periodo tremendo, nessuno voleva saperne di NYC, tutto si era trasferito in California, e per chi e’ rimasto, come mio padre, le cose si sono fatte dure. Ma in quel periodo ho potuto dedicarmi completamente alla musica. Mio padre e’ stato il primo a credere nel mio talento e, nella mia nuova casa in Pennsylvania, ha costruito nel basamento un vero e proprio club, con palco, backline, batteria, strumenti, luci… Lo ha fatto per abituarmi sin da piccola a farmi sembrare il palco un po’ la mia seconda casa. Non potrei mai farne a meno. Non sono mai stata mandata a scuola: prima ero a lavorare sui set, poi sottoposta alle interminabili sessioni di musica da parte di mio padre.
Ho fatto solo questo nella mia vita, e l’ho fatto bene. A 13 anni sono partita per il primo tour, ed ho temporaneamente salutato il mondo del cinema, dopo aver diretto, e vinto, lo show Rockin America. Ma adoro recitare, e già ho avuto alcune interessanti proposte. Credo ad aprile, quando torneremo a NYC, vedrò cosa avranno da offrire. Mio padre ha appena fatto boardwalk empire, la terza stagione, e la scena sembra essere più viva che mai! Si, credo proprio ora che staremo per un po’ in città, tornerò a recitare.
Tornando a parlare di musica, possiamo dire che una leggenda del rock è per voi di casa, e parlo ovviamente di Marky Ramone.
Dionna: si, per un periodo è stato “uno di noi”, e’ stato divertente. Ma anche altre leggende del rock sono molte vicine a me, primo tra tutti David Peel, il guru di John Lennon, che ha prodotto per lui The Pope Smokes Dope, in cui all’inizio introduce David, canzone che abbiamo appena rifatto insieme e che uscirà in Italia verso Pasqua con Goodfellas. È la prima volta che David Peel autorizza qualcuno a rifare le sue canzoni, ed in più duettiamo insieme.. È stato un vero ponte tra Roma e New York: David ha registrato la sua parte a manhattan con ron rogers e mio padre, e ha mandato i file audio allo studio La Zona di Emi-Ra B, produttore di Piotta. Io a Roma ho completato il brano. Ci siamo divertiti parecchio. Adoro le collaborazioni: ho iniziato a 13 anni suonando con Les Paul, a 16 a scrivere canzoni con Brad Roberts dei Crash Test Dummies, a Steve Sylvester in Italia, a David Peel, al Piotta… Mi piace condividere la mia musica con Altri artisti ed apportarvi il loro con tributo!
Parlando della vostra musica, come nasce un brano?
Chi si occupa dei testi e chi della composizione musicale?
Dionna: Come si dice da noi: “I’m not saying it was aliens…. But it was aliens”. Non ho idea di come mi vengano i brani. Sembra siano da qualche parte, pronti a venir fuori quando meno te l’aspetti. Da una situazione, da una conversazione, io percepisco musica. Torno a casa, e metto quello che ho appena provato su note. Così nasce la struttura principale di un brano. Altre volte mi viene in mente una melodia mentre sono, che so, in metro, e mi resta in testa finche’non l’ho messa in note. Forse i brani sono già scritti, ed io sono solo il tramite tra loro ed il mondo. E devo farli venire fuori, per poter essere libera. Ho iniziato a scrivere brani a 4 anni, ed a 7 ho registrato la mia prima composizione originale, la canzone che canto come Cany in Potluck. Mi mi occupo io di tutto: scrivo personalmente, ed eseguo, le parti di chitarra e gli assoli, scrivo le parti di basso, batteria e in casi piano o violino. Il brano mi entra in testa già strutturato. Ed i testi vanno di pari passo: sono molto personali, ed ascoltare una mia canzone è come leggere una pagina del mio diario personale. Non è roba da palati fini, io canto quello che ho visto nei miei 19 anni di vita: droga, omicidi, fallimenti, amici mai tornati dalle missioni, degrado. Ma anche amore e speranza. Sono una persona positiva dopotutto. Il primo album forse e’ un po’ più cupo come testi, ma va considerato che il primo album è sempre il più particolare per un artista. I brani percorrono spazi temporali più lunghi di solito. È dal secondo che emerge appieno la personalità del musicista. Nel secondo album ci sara’ una svolta in positività senz’altro: sono molto felice ora, e questo si ripercuote sulla musica.
Quali sono le vostre influenze musicali?
Dionna: Non ho particolari influenze, ma i miei artisti preferiti in assoluto sono Elvis Presley, ed i Beatles.
Nell’attuale scena musicale americana, quali sono altri artisti che secondo voi il pubblico italiano non conosce ma dovrebbe cominciare ad ascoltare?
Dionna: Sicuramente i Die Antwoord dal Sudafrica bianco, Modest Mouse e i miei preferiti Kings of Leon, che mi sembra stiano iniziando finalmente alla grande anche in Italia.
Che differenze notate nell’industria musicale americana rispetto a quella europea?
Dionna: Al momento, parlando di rock’n’roll, la scena americana è moribonda. Le major, la Disney, hanno comprato tutto. Esistono piccole sacche di resistenza, che si stanno riorganizzando e grazie soprattutto ad internet, possono promuovere il prodotto. In Europa c’e molto più interesse e vivacità: sia da parte delle label, sia da parte dei fan. L’Europa sa vivere il rock’n’roll, l’America deve reimpararlo. E soprattutto in Italia ed Inghilterra, le due scene che ho potuto conoscere, ma anche in Belgio e Germania c’è una grande attenzione sulle Band che valgono e che hanno qualcosa da offrire. In America dobbiamo impararlo di nuovo, sia a livello di industria musicale che a livello di base, di attitudine e mentalità, che in Europa e soprattutto in Italia sono vive e vegete. Se mi permetti di rovesciare la tua domanda di prima ti risponderei: ci sono Band validissime in Italia, e porterei subito in USA i Death SS e i Goodfellas, due Band straordinarie in generi diversi.
C’è qualche sorta di rivalità interna, fra voi?
Essendo sposati, vi capita mai di scherzare su chi dei due sia più o meno portato per qualcosa?
Dionna: ahahhahah assolutamente no, su cosa? Marzio adora la mia musica e fa di tutto per portarla all’attenzione del grande pubblico, sa fare l’impossibile, è pazzesco in quello che fa. Si è fatto le ossa come assistente personale di rockstar prima di me, è un paracadutista e un pugile, come dire, beve acqua bollente e piscia cubetti di ghiaccio. Io devo solo scrivere e cantare canzoni. È un rapporto perfetto. Viviamo insieme 24 ore al giorno condividendo tutto, tranne una passione: la sua per le MMA (arti marziali miste) ed il paracadutismo, io per il pugilato. Quando sono in Italia sono atleta della Pro Fighting di forli, del coach Andrea Bonacci. Conto di continuare in questa mia passione, e sto inziando a seguire parecchio i New York Clash, che quest’anno hanno fatto molto bene. Marzio continua quando può con la passione per i suoi lanci, e partecipa ad ogni competizione di MMA possibile. Ha un incontro in programma ad Atlantic City, da quel che ho capito.
E parlando proprio di voi due, com’è vivere la vita insieme a 360°?
Essendo sposati, colleghi, musicisti nello stesso gruppo, immagino sia un bell’impegno che a volte presenta anche qualche difficoltà…
Dionna: Stupendo. Abbiamo attraversato molte situazioni, sempre con il sorriso sulle labbra e senza mai aver litigato una volta. Ci siamo sposati dopo poco più di un mese che ci conoscevamo a dopo un anno e mezzo l’amore aumenta ogni giorno.
Marzio: il fatto che abbiamo la possibilità economica di poter vivere lavorando insieme e facendo quello che ci pare, è tutto quello che potrei chiedere dalla vita. E se ci sono difficoltà, le si risolve insieme. Mai avuto una difficoltà all’interno del nostro nucleo famigliare, di cui fa parte anche la nostra trovatella Moony, un segugio di nove anni che abbiamo adottato al canile.
Dionna: e questo si ripercuote sulla mia musica, senz’altro ci sono molti più testi positivi ora!