Il secondo giorno del Primavera Sound è accompagnato sin da subito dallo sprigionarsi di un vento caustico su nuvole minacciose e freddo ostile che tuttavia non riesce a scalfire l’avido desiderio di musica di migliaia di presenti.
La giornata si preannuncia come la precedente fitta di live da Kurt Vile & The Violators a Dope Body, passando per Om, Shellac, The Jesus And Mary Chian, Neurosis, Swans, Goat e The Knife e fervente è l’attesa per il gruppo di punta di questo Day 2…i Blur.

Kurt Vile & The Violators
Kurt Vile & The Violators
Attitudine e Visual: Porta con sé una buona fetta di tradizione americana, dal delta del blues alle coste sonore della west coast, il freak capellone contemporaneo Kurt Vile sotto un sole pallido e i capelli mossi dal vento. È le suggestioni sul palco dell’Heineken son tante così come il talento scaturito dal suo stile cantautorale personale e dalla stesura di canzoni ben scritte e interessanti. Volgendo lo sguardo a grandi come Neil Young, l’impatto complessivo del live, tra trame acustiche e sferzate leggermente più elettriche, è affascinate e singolare.
Setlist: Wakin’ On A Pretty Day, Jesus Fever, Was All Talk, KV Crimes, Shame Chamber, Ghost Town, Peeping Tomboy, Hunchback e Freak Train.
Momento Migliore: La dolce ballata acustica iniziale Wakin’ On A Pretty Day
Pubblico: Una buona risposta da parte del pubblico presente, visivamente compiaciuto dal concerto.
Dope Body
Attitudine e Visual: Il noise rock irriverente proveniente da Baltimora dei quattro Dope Body erompe sul palco del Vice e il live si muove sin dalle prime battute sporco e furioso. Voce gutturale quanto basta, drumming potente, riff veloci e taglienti e la presenza scenica travolgente del cantante Andrew Laumann sono gli ingredienti di questo concerto devastante e sanguinario.
Setlist: Grande spazio viene dato all’esecuzione live dei pezzi dell’ultimo Natural History.
Momento Migliore: Le movenze pirotecniche di Andrew Laumann sul palco che salta, si dimena e alla fine decide di togliersi la maglietta e di continuare lo show a torso nudo.
Pubblico: Non molto numeroso ma intento a farsi travolgere dal fulmine sonoro proposto dalla band.
Om
Attitudine e Visual: Dilatazioni ritmiche su bassi satolli che conservano al loro interno un respiro atavico e lontano..l’attitudine doom ambient degli Om irrora così il palco dell’ATP di misticismo e potenza ascetica. Al Cisneros, Emil Amos e Robert Loew sprigionano una ventata profonda di ritualismo mistico accompagnato alla contemplazione dei presenti allo show.
Setlist/Momento migliore: Predilezione per l’ultimo Advaitic Songs proposto sul palco in una serie di interminabili e lunghissimi canti tantrici a metà strada tra stoner e derive doom col picco ritualistico di Sinai e Gethsemane.
Pubblico: Davvero preso, pronto ad applaudire a più riprese ed estasiato dalle ritmiche dure e ancestrali degli Om.

Shellac
Shellac
Attitudine e Visual: La presenza degli Shellac, ormai divenuta “house band” del Primavera Sound, non smentisce mai le aspettative di anno in anno. Così come l’anno scorso il gruppo appare carico sul palco e sempre capace di incendiare gli animi dei presenti. Steve Albini e soci concedono un live energico e dirompente saturo di noise rock, riff granitici e simpatiche interazioni e siparietti col pubblico.
Setlist/Momento Migliore: Una setlist carica di storia, straripante di suono che ripercorre buona parte della discografia della band a partire dall’album Action Park e dal brano Crow.
Pubblico /Locura: In tanti sotto il palco a farsi coinvolgere dall’energia degli Shellac. Tra pogo, stage diving, pacchetti di sigarette e oggetti gettati al vento, compaiono anche bandiere italiane, ragazzi mascherati e che indossano strane luci colorate.
The Jesus And Mary Chain
Attitudine e Visual: Una enorme croce illuminata fa da cornice al live dritto e lineare degli scozzesi Jesus And Mary Chain. I fratelli Reid si muovono sul palco in maniera forse un po’ asettica percorrendo le atmosfere oscure tipiche della band in maniera statica, ma regolare e pulita. Gli anni Ottanta rivivono così un po’ in sordina senza aggressioni violente con la calma e la pacatezza di chi narra di tempi ormai andati.
Setlist: Happy When It Rains, Never Understand, Just Like Honey e ancora Some Candy Talking, Head On, Between Planets e Reverence.
Momento migliore: Un concerto così tranquillo che non ha picchi altissimi di bellezza acustica e visiva..sicuramente ascoltare live la frase I wanna die just like Jesus Christ di Reverence fa sempre il suo effetto anche se detta in maniera placida e con toni non eccessivamente appassionati.
Pubblico: In tanti sono rimasti visivamente delusi dalla poca incisività della band sul palco.
Neurosis
Attitudine e Visual: Atmosfere apparentemente liquide che poi esplodono nella rabbia e nel furore tra rumori e urla selvagge. È questa la grandiosa e turbolenta furia nata sul palco dell’ATP e macchinata dai Neurosis. Tuono e quiete così vicini da stordire e bassi assordanti in balia delle prodezze di Steve Von Till, Scott Kelly e soci. Uno sputo nel cuore della notte che stordisce. Impeccabili.
Setlist: Locust Star, Distill, At The End Of the Road, Eye, My Heart For Deliverance, At The Well, We All Rage in Gold,
Momento Migliore: Uno spettacolo intero da vivere appieno in tutta la sua feroce raffinatezza sonora.
Pubblico: Basito, ammaliato e pronto a muovere testa e corpo alzando le mani al cielo nei momenti più aggressivi.

Neurosis
Swans
Attitudine e Visual: L’apocalisse sonora inquieta ed estrema degli Swans invade il palco del Ray-Ban. Cupezza ritmica e oscurità deliberata prendono così vita attraverso un muro sonoro espanso nel cielo di Spagna, mentre il suono all’aperto, rispetto a un loro concerto al chiuso, si dirada quasi a disperdersi nel vento.
Setlist: To Be Kind, Just a Little Boy, Coward, She Loves Us, Oxygen, The Seer e Toussaint Louverture Song
Momento Migliore: La liturgia di Michael Gira che urla nella notte in tutta la sua interezza. All’inizio del live, sulle note di To Be Kind, a occhi chiusi apre le braccia quasi a voler accogliere il suono stesso e il pubblico presente.
Pubblico: Un pubblico attento che era lì perché voleva assolutamente esserci e in molti si sono goduti il concerto seduti sulle scalinate dell’anfiteatro artificiale posizionato di fronte al palco del Ray-Ban.
Goat
Attitudine e Visual: Danze afro, maracas, cori voodoo, djambé, maschere a coprire i volti, costumi che conservano tutto il sapore di una magia africana…è questa la danza di colori celebrata dai Goat sul palco dell’ATP. Frenetici e variopinti, trasportano i presenti all’interno di una leggenda, psichedelica e tribale al contempo, in balia di visual video lisergici e successioni ritmiche sfrenate. Una festa travolgente.
Setlist /Momento migliore: È l’intero arcobaleno sonoro di World Music a trasportare con sé tutta l’illusione racchiusa nel simbolismo sonoro dei Goat a partire da Diaribi passando per Golden Dawn, Goathead, Disco Fever, Let It Bleed e Run To Your Mama.
Pubblico: Tutti i presenti a danzare felici sulle note trascinanti dei Goat.

Goat
Blur
Attitudine e Visual: Il momento tanto atteso arriva all’una e mezza sul palco dell’Heineken e non delude di certo le aspettative. I Blur si concedono totalmente al pubblico regalando uno show di ben novanta minuti durante il quale vengono passati in rassegna i grandi successi della band. Il gruppo è in forma e coeso, Damon Albarn ha forse perso un po’ di smalto a livello vocale ma la presenza scenica e la carica grintosa vibra sul palco ed esplode in mezzo al pubblico per la gioia dei presenti.
Setlist: Si parte con deliri e ovazioni quando i Blur attaccano Girls And Boys e si continua con pezzi da novanta come Country House, Parklife, Popscene, Out Of Time, There’s no Other Way, Caramel, Coffe & Tv e c’è anche spazio per un bis con Under The Westway, For Tomorrow, The Universal e la fantastica Song 2 sul finale.
Momento migliore: L’inizio con Girls And Boys, Albarn che si getta tra le braccia della gente durante Country House e l’energia indiscussa di Song 2.
Pubblico: Una marea umana di persone ad assistere unicamente allo show dei Blur, gente vicino alle transenne ore prima dell’inizio del concerto per prendere i posti migliori in prima fila e un boato di cori ad ogni singola canzone. Tutti immensamente contenti e soddisfatti dello show.

Blur
The Knife
Attitudine e Visual: Un inizio fatto di percussioni, un’arpa con corde fluo, cappucci di paillettes per poi procedere con tutine sgargianti, luci stroboscopiche, danze coreografiche su suoni di sottofondo. È questa la proposta “concettuale” degli svedesi The Knife sviscerata sul palco del Primavera.
Setlist: Si passano in rassegna pezzi di Shaking the habitual, non suonati ma ascoltati su base mentre i The Knife continuano a proporre le loro coreografie di danza.
Pubblico: Un live che sicuramente ha fatto ballare e saltare tanti del pubblico, ma deluso chi si aspettava un concerto nel vero senso della parola.
Sulle note “danzanti” dei The Knife finisce anche questa seconda giornata di Rocklab al Primavera Sound 2013 e già è fervida l’attesa per l’ultima grande giornata di festival.