Attitudine e Visual: È all’interno di uno scenario suggestivo e ancestrale, quello della Chiesa evangelica Metodista di Roma, che si materializza un’entità “difforme”, in una perfetta unione sincretica di sacro e profano al confine tra Paradiso e Inferno. In una sola sera nasce e si estingue un progetto unico, UNICUM appunto, che vede sul palco della prima serata della rassegna Chorde quattro musicisti, provenienti da matrici musicali antitetiche, alle prese con sperimentazione, avanguardia e improvvisazione. Roy Paci (tromba, flicorno ed elettronica), Thurston Moore (chitarra), Yannis Kyriakides (elettronica) e Andy Moor (chitarra baritono) scandagliano dunque sul palco le mille personalità della musica, nella folle intersezione di figure geometriche e allegorie illogiche, che trasfigurano il tempo e l’essenza del “qui e ora”, dischiudendo quella “mandorla mistica”, forma e contrapposizione di mondi differenti che si fondono tra loro. Tra il chiaroscuro delle vetrate, la profondità spirituale del luogo, croci illuminate che sembrano essere percepite al contrario, verità celate su triangoli inscritti in cerchi dalla forte valenza simbolica e fiamme visuali e virtuali che si mescolano agli affreschi della chiesa, il noise delle chitarre, quella di Thurston Moore suonata e maltrattata ad occhi chiusi in sintonia con quella carica e graffiante di Andy Moor, abbraccia la melodia e il barrire dei fiati di Roy Paci, mentre la base elettronica estrema, ambient e rumorista al contempo, del laptop di Yannis Kyriakides è pronta a riempire i vuoti sonori. La dissonanza rumorosa viene così decontestualizzata nella scrittura libera, nella sinfonia corporea, nell’astrattezza ritmica in balia di analogico e digitale.
Audio: Iniziali problemi tecnici alla chitarra di Thurston Moore fanno slittare un po’ l’inizio della serata. Limiti tecnici anche per Roy Paci durante la performance a causa di un’inconveniente con un cavo staccato da uno spettatore. Nonostante queste piccole pecche, l’ascolto uditivo, anche grazie alla struttura del luogo che sembra quasi avvolgere nel suono i presenti, procede incandescente tra quiete e tempeste sonore, sporcature di esecuzione, momenti più statici e forse poco comprensibili e altri più significativi, dinamici e coinvolgenti.
Setlist /Momento Migliore: Il fluire di tutte le cose, lo scorrere del tempo trasfigurato nell’improvvisazione totale, una lunga dilatazione ritmica distorta e sporca di circa un’ora per una intensa e graffiante partitura sonora che vive della dualità degli opposti.
Locura: NP
Pubblico: Pubblico numeroso e attento, per un live che ha sicuramente unito e diviso nei pareri e nelle sensazioni scaturite dallo stesso i presenti.
Conclusioni: Una perfomance coraggiosa, un concerto atipico, un esperimento forse non riuscito in toto, ma capace di evocare metafore cosmiche, di condensare tutti i sensi in un’unica grande e incommensurabile suggestione. Orizzonti sonori mistici che oltrepassando i confini del già conosciuto, modellando una ricerca sonora che volge lo sguardo verso l’ignoto.