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2 Febbraio 2015 | kompakt.fm |
Quando tutto va per il verso giusto, può accadere di nascere da padre compositore – ed insegnate al conservatorio Ndr – e madre cantante lirica. John Tejada in questo fu sicuramente un predestinato. Invogliato dal clima “casalingo”, cominciò dal pianoforte per poi passare alla batteria. Era la gioia dei propri genitori. Inoltre, in tenera età – parliamo di pre adolescenza Ndr – sviluppò un certo interesse per il vinile, ed il Djing:
I miei momenti più felici erano quando, risparmiati i soldi, mi recavo nel negozio di dischi locale per prendere un 12 pollici.
La passione col tempo diventò travolgente: tanto da spingerlo in radio per fare apprendistato al ritmo di Hip-Hop. Era il 1984, e grazie a quella esperienza John crebbe tantissimo. Acquistò due Deck e un mixer a buon mercato e cominciò ad intraprendere la propria strada. Lentamente le familiari sonorità Hip-Hop lasciarono il passo alla modulabile severità dei beat Techno-House, aprendo nuove e sfavillanti porte al nostro. Per promuovere la propria musica a Los Angeles, John aveva un suo metodo infallibile: ad ogni invito alla festa di turno, rilasciava un suo demo. Semplice, e piuttosto laborioso, ma efficace.
Già nel 1997 le offerte cominciarono a fioccare, si parla di dj set in giro per il mondo e proposte di pubblicazione, e lui era al settimo cielo. Da sempre a favore della sperimentazione nel contesto Tech-House, Tejada è forse uno dei migliori esempi su come la divulgazione promozionale dei propri lavori sia cambiata con l’avvento di Internet; e con se tutto il mondo legato ad essa.
Un artista libero, orgoglioso dell’aver realizzato il proprio sogno, di poter chiamare lavoro la passione di una vita. E questo punto di vista, spesso ribadito dal nostro, rende bene la cifra morale del personaggio. John risponde personalmente alle mail, alle richieste di remix, ai concerti e fa il possibile per promuoverli. lo fa da quasi vent’anni.
Il sodalizio con la Kompakt Records arriva nel 2011, rilasciando per l’etichetta Tedesca Parabolas, seguito da The Predicting Machine nel 2012. Oggi la trilogia si chiude con quello che è senza dubbio il lavoro che ne esalta maggiormente la vocazione analogica; facendo emergere definitivamente e orgogliosamente le proprie radici musicali Detroitiane. In seno, porta gli insegnamenti di Juan Atkins e Derrick May, lasciando libero sfogo a quelle atmosfere perdute, legate alla genesi di un suono che non può prescindere dal proprio passato, qui futuribile.
E’ come quando trovi un vecchio ed impolverato nastro in garage, o come osservare una vecchia Polaroid con occhi moderni
Una classe cristallina che si manifesta nei sentori a là Jon Hopkins “Two 0 One“, in certa sensibilità oscura “y 0 Why“, ed in quelle atmosfere fumose da club Londinese che permeano l’intera opera. Le pennellate di synth sono ben calibrate e sempre inclini ad un percorso “R.U.R” che serpeggia attraverso una Minimal-Techno sopraffina “Endorphins“. Oggi John Tejada è forse al massimo della propria forma espressiva, sarebbe un peccato perderne le tracce.
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