Calexico – Edge of The Sun

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

Dreams about swimming
Though he’s miles from the sea
While the moon stems the tide in his heart

Siamo la terra che ci vede nascere, la terra che scegliamo di abitare, che ci entra nelle ossa, s’impossessa della nostra vista, la invade e finisce per accompagnarci dovunque viaggiamo, la stessa che inconsciamente ci fa innamorare di luoghi che riconosciamo nostri senza sapere il perché. Se ci fosse una categoria di band che ricomprenda questa asserzione generale, i Calexico ne farebbero parte di diritto e probabilmente ne sarebbero i migliori interpreti. D’altronde Calexico non è solo una band, ma un luogo dai confini geografici ben precisi, e quel luogo noi vogliamo sentire, quel luogo deve venire ai nostri occhi ogni qualvolta le note dei loro dischi iniziano a suonare.

Cosa succederebbe se dopo tanto peregrinare tornaste in un luogo amato e lo trovaste – per quanto uguale – profondamente diverso? Diverso per via di un nuovo modo di accogliervi, di intendere le sue strutture e il suo paesaggio, o anche solo di tenere pulite le strade, magari. Perchè passare da un vicolo di un vecchio quartiere e non sentire più l’odore acre di piscio può a volte persino dar fastidio, pensateci. Ciò che nessuno di noi perdonerà mai ai Calexico è che ora, ascoltando questo Edge of The Sun, non c’è più davanti a noi il deserto, la frontiera un po’ sinistra, l’oscurità che nasconde il dolore di una terra di conquista fatta anche di sangue versato e lasciato seccare al sole, simbolo di genti solitarie e cupe, diffidenti e striscianti. No, ascoltando Edge of The Sun è un’altra America che ci si palesa davanti, pur sempre mescolata ad un’altra terra, di là dal confine, con i suoi suoni tex-mex e orchestrali mariachi ubriacati di sole e lentezza. Davanti ai nostri occhi non c’è più l’America apocalittica di Cornan Mc Carthy, ma quella fatta di fatica e sudore da “belle speranze” che ha fra i suoi padri fondatori Hank Williams e Woodie Guthrie, quella di un popolo che costruisce la propria identità e il proprio riscatto sul country e sul folk, quella che in una linea ideale, passando per Gram Parsons, si ricongiunge all’alt-country di più recente memoria alla Will Oldham, Whiskeytown o Jayhawks.

Calexico nell’anno di grazia 2015 i suoi visitatori li accoglie con il synth melodioso di una “Falling From The Sky” da grandi spazi aperti, e non lascia molti dubbi su quello che verrà dopo: l’apertura, infatti, è un vero e proprio biglietto da visita per il disco più radiosamente radiofonico del collettivo che gira attorno agli ex Giant Sand John Convertino e Joey Burns. A tavola seduti assieme a loro un mucchio di convitanti piuttosto importanti come Iron and Wine, Band of Horses, Devotchka, Carla Morrison, Gaby Moreno, Amparo Sanchez con il gran cerimoniere Craig Schumacher alla produzione e alla fine quello che ne viene fuori è una vera e propria fiesta, un bouquet policromo di sonorità che non diremmo mai essere propriamente di quella Calexico che conosciamo così bene. A differenza del passato, sono le melodie e le canzoni più che le suggestioni ad essere protagoniste in Edge of The Sun; melodie in alcuni casi fin troppo telefonate e prevedibili, tanto da scadere quasi in canzonette un po’ ruffiane, come nel caso del singolo “Cumbia De Donde”, la cui dignità però risiede tutta nell’essere un istant-classic del mood Calexico che ci racconta la terra da conquistare, l’essere di nessun luogo, il viaggio come unico tratto distintivo di appartenenza. Non mancano gli episodi più simili al passato come “Bullets & Rocks”, “World Undone”, o “Miles From The Sea” ma sono davvero troppo isolati per prendere il sopravvento: l’aria che si respira in Edge Of The Sun è completamente diversa, più giocosa e festosa di quello che il deserto potrebbe suggerire.

Non un disco memorabile o imprescindibile, questo Edge Of The Sun, ma semplicemente un lavoro piacevole e ben costruito, frutto di un mestiere e di una capacità di muoversi fra differenti roots che Convertino e Burns hanno assimilato in anni e anni di carriera. I Calexico ci invitano alla leggerezza, a lasciare che il vento ci passi fra i capelli mentre si percorre qualche assolata Interstate, possibilmente verso territori e orizzonti meno opprimenti del solito. Come ci suggerisce la canzone più bella del disco “Miles Away From The Sea” non è più il sole ma la luna a fare da sfondo, ed è il mare ciò che si finisce per sognare, il mare che dia finalmente pace a quel deserto polveroso e assetato, ed è proprio questo il senso dell’Edge of The Sun dei Calexico.