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18 settembre 2015 | Constellation | bandcamp | ![]() |
Lo scorso 7 luglio, il quartetto canadese anticipava l’uscita di “Sun Coming Down” rilasciando una première in cui albergava il medesimo ardore primitivo del loro acclamato album d’esordio, “More Than Any Other Day”. Riattivando gli ingranaggi settoriali del post-punk classico, attraverso un’apprensiva corsa di tamburi, avvolgevano l’ascoltatore nelle oscure introspettive liriche di “Beautiful Blue Sky”:
“I’m no longer afraid to die, cause that is all that I have left, Yes! Yes! And I’m no longer afraid to dance tonight, cause that is all that I have left, Yes! Yes!”
Pur resuscitando le armonie scarne alle origini del genere, gli Ought dimostrano un’acuta consapevolezza delle loro abilità tecniche. Il secondo atto via Constellation Records conserva infatti l’integrità istintiva della band, riabbracciando la personalissima tonalità febbrile di Tim Darcy (ex Beeler, poichè ha preferito sostituire il cognome paterno con quello da nubile della madre) sin dalle prime note di “Men for Miles”. Un opener seducente e compatto che rievoca la graffiante irruenza punk-noise dei Sonic Youth, nonostante occulti lo schema ritmico di una tracklist complessivamente altalenante.
Otto brani enfatizzati da fragilità intimiste – “Passionate Turn” -, dove poter reprimere i nervosismi atavici delle chitarre a favore di quelle sonorità deviate dettate dall’urgenza strumentale – “The Combo”, alimentano i movimenti tellurici che agitano le dinamiche spigolose di “Sun’s Coming Down”, “Celebration” e “On the Line”, prima di sfociare nelle fluttuanti coordinate danzerecce di “Never Better”.
Trame ispirate, abrasive contaminazioni wave, virate post-punk. Le stesse collaudate formule che appena un anno fa si tingevano di referenze eccellenti – Television, Talking Heads, Gang of Four – stavolta assumono un tono più flessibile e sperimentale. Oscurando la brillante immediatezza che trasudavano le sottili venature del disco precedente e assumendo i rischi del loro estro evolutivo; seppur meno diretto, si confermano come una delle migliori realtà nella nuova ondata dei revival stilistici.