Democrazia #29: Snow In Damascus, Spacepony, Ooopopoiooo.

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Appuntamento settembrino con DemoCrazia, la rubrica di Rocklab che scova i suoni italici meno ascoltati e degni di un orecchio di riguardo. Recuperiamo tre uscite del 2015 che non erano passate sotto la nostra penna: i ritmi sinistri e ipnotici degli Snow in Damascus, il dreamfolk pischedelico degli Spacepony e le meraviglie sghembe degli Ooopopoiooo. È anche questa l’Italia del 2015, anche se può sembrare incredibile.

SNOW IN DAMASCUS – DYLAR
digifile_2_anteSuoni avvolgenti, cura dei dettagli, atmosfere liquide e un po’ oscure: tutto questo caratterizza l’esordio degli Snow In Damascus, band umbra nata nel 2011 quando il cantante e chitarrista del gruppo, Gianluca Franchi, insieme a Matteo Bianchini e Davide Besi, inizia a comporre i brani che solo quattro anni dopo vedranno compimento in questo “Dylar”. Nel frattempo il gruppo si è allargato, completandosi e arricchendosi, il suono si è affilato fra folk. elettronica e ascendenze wave, in una continua tensione sperimentale libera e matura, restituendoci uno degli esordi più interessanti dell’anno. Dylar non a caso è il nome del farmaco che attenua la paura della morte in “Rumore Bianco” di Don DeLillo, da cui il disco trae ispirazione: un titolo davvero azzeccato. Ammaliante.

 

Ascolta >> https://soundcloud.com/snowindamascus/sets/dylar%20

SPACEPONY – VINTAGE FUTURE
spaceponyE’ un bel periodo, questo, per la musica in Romagna: da patria del liscio e delle balere, a lembo d’america nascosto e sperduto nelle lande italiche. Romagnoli, e per la precisione ravennati, sono anche gli Spacepony, quartetto composto da Stefano Felcini, David Alessandrini, Francesco Baldini e Francesco Garoia. Musicisti d’esperienza e venuti su – immaginiamo – a pane e Sparklehorse, in un mondo dominato dallo psych-pop in cui sognare – oltrechè lecito – è doveroso: dreamy è decisamente la loro ispirazione, nel senso declinato dall’immaginario di band come Mercury Rev e Grandaddy. Non a caso Stefano Felcini è collaboratore e amico proprio di Jason Lytle e questo EP – il secondo per questa formazione – denota una certa affinità con la musica dei Grandaddy, ma non solo: grande talento di scrittura e capacità compositive in senso classic-pop da non passare inosservato. Sicuramente un piccolo divertissment derivativo, ma che ha in sole cinque tracce personalità e spunti interessanti. Psych & dream-pop all’italiana.

Ascolta >> https://soundcloud.com/thespacepony/sets/vintage-future-ep

OOOPOPOIOOO – S/t
opopoio-frontDi certo la parola “demo” mal si adatta a questo progetto, di cui fanno parte Vincenzo Vasi e Valeria Sturba – musicisti di grande esperienza e spessore – ma è indubbio che un disco come l’esordio degli Ooopopoiooo merita una menzione più che speciale nel panorama delle uscite nostrane degli ultimi mesi. Protagonista di questo lavoro è uno strumento affascinante e obliquo come il theremin, fra pop e sperimentazione, in tredici declinazioni che poco c’entrano con la forma canzone in sè ma che producono un disco pregevole e bizzarro, coraggioso e seducente che colpisce fin dalla prima traccia. Un disco talmente tanto fuori dagli schemi che facciamo fatica a catalogarlo: non rimane altro che lasciarlo espandere e fluttuare intorno a noi, fra theremin e violini, giocattoli e piccole percussioni, elettronica e incursioni vocali, a creare un universo sonoro multiforme e “altro”. Trans-sensoriale.

Ascolta >> https://player.spotify.com/album/757CBGjA9jKbzlM9WyloM8