Attitudine e visual
Il piccolo teatro dell’Antoniano di Bologna si è rivelato il luogo perfetto per l’unica data italiana dei Low organizzata dal Covo Club e Vivo Concerti. L’atmosfera è rilassata, il teatro è davvero molto accogliente. Il pubblico comincia a prendere posto mentre il cantautore Mike Noga si esibisce in apertura dell’atteso live del trio di Duluth. Le luci si abbassano e i Low salgono sul palco: senza dire una parola cominciano a suonare. Sono fin da subito immobili, simmetrici e corali quanto basta per dare forma a un concerto monolitico, davanti a un pubblico inchiodato alle sedie tra il religioso silenzio e gli applausi. In contemplazione, anche quando i volumi erano più alti. Grande merito va ad un gruppo capace di arrivare fino a noi dal palco di un teatro, colpendoci direttamente nei nostri punti deboli, con amore.
Audio
In un’intervista i Low dissero di porsi molte domande sulla resa live dei loro pezzi – per loro la cosa è di vitale importanza. In occasione della data dell’Antoniano, le canzoni del nuovo disco “Ones and Sixies”, insieme ad alcuni brani cult ripescati dai dischi precedenti, hanno suonato benissimo. Suono e luci sono stati fondamentali per rendere il concerto a teatro qualcosa di solenne ma al tempo stesso animato da un’attitudine potente, tesa e a tratti dissonante.
Momento migliore
Non si può dire che ci sia stato un momento migliore in assoluto: la scaletta, studiata nei minimi particolari, ha reso giustizia agli ascoltatori dell’ultimo disco, eseguito per intero, e agli affezionati dei Low, più legati ai primi dischi. Il cuore del concerto ha pulsato con brani intensi e profondi, grazie anche alla voce di Mimi Parker, capace di rasentare frequenze divine. I bis concessi nel finale, accompagnati da qualche frase divertente di Alan Sparhawk, hanno soddisfatto anche i fan più nostalgici.
Conclusioni
Non so se sia cosa buona e giusta trasformare un piccolo teatro bolognese in una chiesa e poi arrivare, dritti e lenti, allo stomaco delle persone. Le variabili che hanno determinato il risultato finale sono in parte misteriose: un concerto più bello del dovuto che credo resterà impresso in chi è riuscito a entrarci dentro.
Parole – Giulia Rossi
Foto – Enea Boccato