Attitudine e visual
L’impatto è molto minimale, e ben inserito nella pancia della balena acustica di Renzo Piano. Due sgabelli e una tastiera. Sullo sfondo un video che è usato con parsimonia ed eleganza durante il concerto. Le due star si presentano sul palco senza nessuna entrata glamour. Così diverse ma al contempo così complementari. La chioma leonina dell’ex chitarrista dei Queen oramai si è trasformata in settecenteschi e cadenti boccoli bianchi, che danno a Brian May ancora di più l’aria del professore di fisica con dottorato in Astronomia – quale effettivamente egli è. Kerry Ellis, forte della sua pregevole esperienza nei musical si propone in scena con abiti sin troppo sinuosi ma indossati con spavalderia e sobrietà.
Audio
La voce di Brian May a quasi settanta anni è rimasta cristallina e pulita come ai tempi dei Queen. Certo quando si cimenta in episodi del suo passato, il confronto con il compianto Freddy Mercury è impietoso. Al contrario Kerry Ellis si rivela per l’ennesima volta sorprendente nel saper confrontarsi sia con episodi rock che con altri più intimi. La seconda parte del concerto, più coinvolgente per il pubblico, fa emergere la chitarra di May e la presenza scenica della Ellis davvero autorevole e sorprendente.
Pubblico
Gli spettatori si sono presentati al concerto con grande rispetto verso una icona della musica rock, universalmente rispettato per le sue capacità ,ma al contempo anche per il suo essere pacato. E così il pubblico, rispettoso come alunni al cospetto un vecchio professore, aspettano che il concerto prenda il via per gustare il materiale più trascinante e commovente della carriera dei Queen. E così saltano dalle sedie e si riversano sotto il palco restituendo al buon May le sensazioni di un paio di decadi fa. Con una ottima Kerry Ellis a fare da comprimaria.
Locura
Brian May rivela, per chi ancora non lo conoscesse, anche ottime doti da intrattenitore. Più volte apre e chiude siparietti ironici sul palco con la Ellis, ma anche con il suo assistente alle chitarre “Pete” che interviene ad ogni canzone per consegnare a May la chitarra più giusta. E nel momento del ringraziamento si sente un forte rumore di chitarre che cadono (chiaro effetto sonoro di scena) che per un attimo ha fatto temere il peggio. Non dimentichiamoci infatti della famosa Red Special, la chitarra personale costruita da May e da suo padre del lontano 1966, che lui considera ancora la migliore.
Momento migliore
Il concerto ha avuto diversi picchi emotivi. Scegliendo fra i più intensi, senza ombra di dubbio rimarco la cover degli Everly Brothers “Bye bye love“, davvero arrangiata ed eseguita impeccabilmente; a fianco ad essa la versione di “Born Free” di Matt Monroe della quale è stato girato anche un video di sostegno alla campagna per salvare i leoni africani dall’estinzione. Del resto, è noto l’impegno di Brian May a sostegno di cause ambientaliste e animaliste.
Conclusioni
Uno di quei concerti iconici. Fa sempre piacere ascoltare i pezzi dei Queen, che May tratta sempre con il rispetto dovuto: e così scorrono come un fiume in piena We will rock you, Crazy little thing called love, Love of my life. Ma c’è stato spazio anche per cover dei Beatles come Something o Dust in the wind dei Kansas. Ora se una collaborazione così ben riuscita si evolvesse verso del materiale specifico che evidenzi ancora di più le qualità conosciute di Kerry Ellis, facendola uscire dal mondo dei musical dove si è guadagnata un giusto e meritato rispetto, potrebbe uscirne qualcosa di davvero importante. E una guida come l’ex chitarrista dei Queen, Brian May può solo esserle d’aiuto.