Elevators To The Grateful Sky – Cape Yawn

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

“Josh Homme in a sludgy marijuana grinder”

Dell’incursione nei territori più pesanti dell’epopea Grunge, messi in bella mostra nel buon esordio “Cloud Eye” (2013), è rimasto l’afflato. Oggi, con questo secondo capitolo, la band Palermitana aumenta l’urgenza e le chitarre riconducibili al Seventies Rock dei Black Sabbath. Un Desert-Rock, il loro, quasi schizofrenico nel bearsi di cotanta duttilità di soluzioni.

Partono forte, lanciati sulla loro dune buggy a stelle e strisce: sand surfing con nelle orecchie il primo Fu-Manchu – “Ground“. Indiavolati, buttano sconforto nineties à la Faith No More all’interno di un canovaccio prettamente Stoner – “All About Chemistry“. Se i Q.O.T.S.A guardano dall’alto, i Sabbath s’impossessano delle anime dei quattro durante tutta “A Mal Tempo Buena Cara“, mentre da “Kaizer Quartz” emerge minacciosa la figura di John Garcia. Un tripudio di Blues portato ad esplosiva ebollizione, capace di permettersi persino incursioni nell’oscura discografia di Glenn Danzig – “I, Wheel“. Il disco esce in vinile per l’inglese Hevisike Records, la copertina psichedelica è favolosa. Fatelo vostro.