Attitudine e visual
Concerto in versione minimale per quel gigante dallo stile intramontabile di Graham Nash. L’inglese del supergruppo CSN&Y si presenta scalzo e vestito di nero. Intorno a lui un set acustico ricco di candele, l’immancabile calice di vino rosso e qualche decorazione dallo stile orientaleggiante. Quindi uno stage tendente al buio dove risplende la sua chioma bianca. Graham Nash appare un po’ invecchiato, ma sempre a suo agio sul palco dell’Auditorium che ormai da qualche anno lo vede protagonista. Sullo stesso palco di è esibito anche Marc Cohn, che mancava dalle scene italiane ormai da qualche anno e che ha duettato con lo stesso Nash nel finale della sua esibizione.
Audio
Stiamo parlando dell’Auditorium Parco della Musica e cioè uno dei migliori esempi di acustica, che in questa tipologia di concerto trova la sua massima esaltazione. La creatura di Renzo Piano sembra veleggiare in queste occasioni, e anche i giganti del Rock sembrano trovarsi perfettamente a loro agio quando si tratta di adattare le armonie delle loro composizione alle curve lignee delle sale interne dell’auditorium.
Pubblico
Gli spettatori hanno apprezzato l’esibizione iniziale di Marc Cohn, specialmente quando ha tirato fuori il suo cavallo di battaglia “Walking in Memphis“. Evidentemente però tutti attendevano l’esibizione dell’ex Hollies che non ha deluso né i fotografi né il pubblico. Sempre disponibile e loquace è sembrato trovarsi maggiormente a proprio agio con lo scorrere del tempo. In prima fila segnaliamo due ragazzi non ancora maggiorenni che hanno cantato ogni composizione di Nash, dal periodo inglese, al supergruppo nelle sue varie fasi, alle esperienze da solista.
Locura
Tra i vari racconti con cui Nash ha intervallato ogni canzone, molto interessante è stato quello che ha introdotto il pezzo “Immigration Man“. Si racconta di un problema burocratico che ebbero negli Stati Uniti sia Graham Nash che Neil Young nei primi anni settanta; a distanza di anni l’artista inglese non è mai riuscito a spiegarsi il fatto che la sua questione poi fosse stata sanata, mentre Neil Young fosse stato rispedito nel suo Canada. E da questo episodio Nash ne trasse ispirazione per scrivere una canzone che affrontasse il dramma delle migrazioni.
Momento migliore
Stiamo parlando di un vero e proprio gigante: difficile quindi evidenziare dei momenti più intensi di altri. Molto apprezzato l’episodio iniziale di “Bus Stop” che ricorda gli inizi della sua carriera con gli Hollies. E poi l’omaggio a Joni Mitchell con “Our House“, seguita da “Chicago Teach Your Childern“, “Marrakesh Express” e “Cathedral” di Crosby Stills Nash & Young. Bellissimo anche l’omaggio finale ai Beatles con “Blackbird” o l’episodio solista di “Oh Camil“.
Conclusioni
Anche quando non è di buonissimo umore come in questa serata, Graham Nash si conferma ancora uno dei pochi artisti in grado di rendere degno il proprio passato artistico ancora a distanza di tanti anni. Stupefacente anche la sua capacità di scrittura dei pezzi nuovi. Si tratta di canzoni dalla struttura musicale e poetica molto forte che hanno la capacità di attrarre il pubblico anche più giovane. E lo stile con cui Nash porta avanti il proprio futuro con la forza dei giorni d’oro è davvero dote rara. Speriamo che continui a farlo ancora a lungo.