Descendents – Hypercaffium Spazzinate

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Tra le tante poche ed inutili manifestazioni d’onestà che le band composte da over cinquanta elargiscono al proprio pubblico – per ovvi motivi estetici e per garantire un apporto sufficiente di vagina, cialis permettendo (anche se questo non è proprio il caso) –, in merito ad un ipotetico “livin’ la vida loca” in geriatria che solo poche leggende hanno saputo portare fino alla tomba, quella che oggi i Descendents ci regalano è sicuramente degna di nota.

I Don’t Want to Grow Up“! Ed invece succede, inevitabilmente. Perché il Punk è “L’apogeo della pigrizia senza scuse” (Cit) e Milo (Aukerman) il College l’ha finito da un pezzo. Un po’ quello che succede alla gente tatuata mentre osserva il dilatarsi delle proprie opere su pelle col passare degli anni: l’orgoglio, il ricordo, le bollette.

La realtà umana. Quella ci vede passibili di malattia; imperfetti, lontani da quell’idea super eroica che balenò nella mente dei nostri a Manhattan Beach, in California, nel 1977 – roba da testosterone, che abbiamo provato tutti all’età di 17 anni. Però la cronaca odierna racconta di un Alvarez colpito da attacco di cuore nel 2007, mentre a Stevenson è andata peggio: un tumore al cervello, seguito da una embolia polmonare nel 2009 e 2010. Vi state deprimendo? Ma li guardate i Tg? Neanche io.

“Penso che un sacco di gruppi rock non siano molto onesti; tutti vogliono esistere in un qualche universo dove sono perennemente di un’età compresa tra 21 e 35. Siamo “codgers“, non abbiamo paura di ammetterlo”

Per questo Hypercaffium Spazzinate, tratta un certo numero di temi che riguardano l’età adulta: certamente non un modo per spiegare alle nuove generazioni che si può ancora fare quella cosa scanzonata d’inizio eighties senza lo slancio ed il disagio insito nel desiderare di essere un orso o nel voler vivere in una “Suburban Home“, questo mai.

Del resto, l’hanno capito persino gli epigoni – Blink-182, NOFX, e Green Day – quanto sia necessario far credere di poter andare avanti a testa bassa fino allo sfascio, vivendo “Without Warning” – anche se poi si passa la vita a bagno in piscina e quando è vuota la si usa come rampa da skate mentre gli altri grigliano le salsicce.

Però, c’è da dire che il binomio Nerd attitude/Punk Rock, al netto di un passato glorioso fatto di scazzo e copertine che ritraggono il solito Milo occhialuto, mantiene ancora una certa dignità esecutiva. Una Big Bang Theory Band che non vede più Milo nelle vesti di Biochimico, occupazione abbandonata in favore della musica, ma stabilmente alla guida del combo. Una rinascita che lascia svariati spiragli vitali a chi là fuori necessita ancora di messaggi storti ed in controtendenza (che qui non troverà, ma avremo pazienza), sommersa com’è da baracconi televisivi e karaoke da stadio.