Tim Darcy – Saturday Night

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E’ abbastanza raro che un disco d’esordio risulti così complesso, sia nella produzione che nelle sonorità. Eppure il musicista nordamericano (oramai trapiantato nel suo amato Canada) elabora un’opera che cresce alla distanza e che lascerà nelle orecchie dell’ascoltatore molte chiavi di lettura.

Benché la poetica con la quale Darcy ha costruito il suo percorso musicale – come leader degli Ought –, affondi le proprie radici nell’amato Post Punk americano,  con Saturday Night il nostro spiazza tutti mediante una ricerca intima e quasi distorta; proveniente dal bisogno di scrivere e produrre in solitudine.

Una necessità comunicativa già emersa nelle sue sortite da scrittore e poeta in erba. Così, accanto al singolo apripista “Tall of Glass Water” e alla canzone “Beyond me” – che indubbiamente disegnano un percorso capace di riportarci al Lou Reed più ancestrale –, è negli episodi come “Still Waking Up” o “First Final Days” che l’intero disco acquista una dimensione più onirica e trasognante.

Talvolta si percepisce una sensazione d’incompletezza quasi protettiva, come se Darcy volesse impedire all’ascoltatore di entrare totalmente nella sua nuova casa. Questione di fiducia? Magari sì. Forse l’ex frontman degli Ought sta cercando di crearsi un avatar artistico, qualcosa che lo faccia partire verso una direzione a lui più congeniale. Ma ha bisogno di affermare se stesso prima di poter comunicare esplicitamente qualcosa al pubblico.

Come un baco che attende di trasformarsi in farfalla, assistiamo alla distorsione di suoni grezzi, che siamo certi porteranno nelle prossime produzioni artistiche di Darcy a qualcosa di più elaborato e poeticamente innamorato. Insomma un percorso minimale per una crescita rapida e strutturata. Non ci rimane che attendere fiduciosi, ma come inizio non c’è da lamentarsi.

Data:
Album:
Tim Darcy – Saturday Night
Voto:
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