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25 Marzo 2017 | Roadrunner | creepercult.com |
Tre Ep, uno per anno a partire dal 2014, ed oggi i Creeper arrivano alla prova su lunga distanza. Un percorso intenso che giunge al proprio culmine nel momento migliore, cavalcando la bolla Pop Punk emersa recentemente nel Regno Unito. Sei elementi, che fin dal primo impatto visivo manifestano l’amore per la scena – Will Gould (voce) e la sua lunga chioma à la Davey Havoc degli esordi (AFI), Ian Miles (lead guitar) aka Jade Puget (sempre AFI), Sean Scott, che sembra uscito da un video dei Misfits e Hannah Greenwood, la vampirella alle tastiere: seguono Dan Bratton (batteria) e Oliver Burdett (second guitar).
Eternity In Your Arms è il perfetto connubio fra My Chemical Romance, AFI ed Alkaline Trio: ariosi refrain melodici, furia percussiva di stampo Hardcore e accessibilità Pop. Un lavoro teatrale ed emotivo, che si srotola come un’avventura all’interno della quale ridestare tutti i ricordi perduti di un’adolescenza oscura. Uno splendido ricamo d’autore capace di collegare i filamenti ormai lisi della Emo culture dai riferimenti Punk-Rock.
Se di teatralità si tratta, in gran parte lo dobbiamo alla passione del frontman Will Gould per David Bowie, da cui pesca a piene mani per la costruzione del brano “I Choose To Live”: pezzo ampiamente descrittivo in merito alle problematiche del pubblico appartenente alla scena Pop-Punk Inglese, il quale spesso vede nell’esibizione live dei Creeper un momento d’evasione e di comprensione rispetto ai problemi di tutti i giorni.
Ma non è finita qui, anzi, guai a dimenticarsi tutto il lato selvaggio. Ci pensa Ian Miles, l’altra mente portante del gruppo. Per lui la triade imprescindibile è composta da Ramones, Afi e Kid Dynamite; ed in certi brani – come accade nella furiosa “Poison Pens” –, è impossibile non rivedere gli Afi del post “Shut Your Mouth And Open Your Eyes” – fino a “Sing The Sorrow” ché poi si sono lavati il cervello.
I Creeper hanno estro, e non vogliono appartenere ad una scena in particolare – che lo spirito oscuro di Danzig ce li mantenga in gloria –, e neppure assistere a spettacoli svilenti di ligia impostazione sul palco: il classico compitino. A supporto di questo sentire, degna di nota è la genesi di un pezzo come “Misery”. Parla Will, che quando non suona se ne va in giro a vedere concerti. E’ stato ad uno di questi spettacoli (di una band sconosciuta), che si è sentito male per loro, per il messaggio e l’immobilismo: fino ad al pezzo finale, quello si capace di generare finalmente una sensazione. Una vera e propria crisi personale che lo portò a scrivere di getto la canzone di cui sopra, nel tentativo di replicare quella sensazione di luce nel buio.
E’ questo il punto di partenza da cui gli Afi sarebbero dovuti passare per un finale di carriera con i fiocchi, oltre a rappresentare – a patto che si mantenga intatta la spinta propulsiva – un ottimo biglietto da visita per la band di Southampton.