Addio Fantasmi Selvaggi: erotismo, sesso & canzoni

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Capita che un giorno, mentre stai spalmato sul divano alle prese col tuo “Disperato Erotico Stomp”, si accenda la lampadina. Qualcosa di simile a un pensiero. E allora, tu ti chiedi, ma il sesso nelle canzoni? Che fine ha fatto? In che condizioni si trova? Certo, non è che adesso ci mettiamo a indagare la recente produzione discografica per intero (sarebbe un’ammazzata, e poi c’è un “Disperato Erotico Stomp” da portare a termine). Però, con qualche aiuto della memoria, si può scovare quanto meno una manciata di esempi, più o meno ficcanti. Giusto per fotografare le stanze (liriche) dove la materia in questione suscita più interesse. Lì dove schizzano le sue quotazioni ( e pensi a Niccolò Contessa de I Cani, che nei suoi tre album finora di sesso ne ha parlato pochino, se non per niente, però nel brano “Questo nostro grande amore” fa tutta una metafora finanziaria, wow).

Sesso & Canzoni, un matrimonio (fedifrago) che regala sempre meno sussulti a noi ascoltatori perversi (perversi perché amanti del piacere, che è un crimine, si sa). Molto meglio cospargersi il capo di cenere (di una sigaretta scroccata un po’ a malincuore) e parlare di tutt’altra poesia. Meglio gridare: “E cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero?”. Idem negli anni dieci. Di sicuro, ai figli che non avremo, non gli racconteremo delle nostre avventure erotiche, o di quanto sia bello ed intrigante amare. Parzialmente o Completamente (come canterebbe Tommy Paradise). Gli racconteremo che la vita non è mai eccitante. Che cercare la felicità è una cosa da stupidi. Che forse è addirittura sinonimo di sofferenza (quindi perché sprecarsi più di tanto, negli affetti, nel desiderio?). Gli racconteremo che il vero amore è quando trovi una persona con cui condividere la tua depressione fino a quando crepi.

Sono tempi duri per l’erotismo. E non nel senso dell’erezione. I nostalgici di stagioni mai vissute troveranno appigli di lusso, rivisitando il booklet di “Erotica”, con le foto dell’unica Madonna che sia mai davvero apparsa. Madonna fatale, Madonna Sadomaso. Ora Mistress, ora oggetto da sottomettere nelle camere segrete della fantasia. E perché mai? Il perché ce lo dice forse la “Human Nature”. Può una Levante a gambe scoperte, sulla copertina del suo nuovo “Nel Caos di Stanze Stupefacenti”, restituirci almeno una parte del nostro affranto Eros? La risposta è no, perché la copertina, così come la vediamo, ci dice: “attenzione, il narcisismo è una trappola, è uno specchio che ci tiene incollati al pavimento”. Quindi a un livello basso dell’esperienza. Non che sia sbagliato, ma è proprio il fatto di pensare “erotismo ok, ma solo se c’è un messaggio appropriato”, a fungere da efficacissimo Anti-Viagra.

Perché per noi (ma noi chi? a voi la scelta) anche solo la dimensione soft-core è politicamente scorretta, socialmente disdicevole. Per noi, oggi, “Nove Settimane e Mezzo” può essere al massimo un film su un contratto lavorativo a tempo determinato. E “Cinquanta Sfumature di Grigio” tuttalpiù possono essere le emozioni che proviamo al cospetto dei tanti cantautori, vecchi e nuovi, che elaborano metafore sempre più ardite per narrarci lo sfacelo di tutto. Eppure l’Eros dovrebbe essere la scintilla dell’immaginario. Il fuoco che dà origine alle cose, che le rende vitali. Non un film di Tinto Brass su cui invocare la Damnatio Memoriae. Non il manifesto con la modella mezza nuda da strappare via con sdegno, livore. Sempre più uomini, meglio se iper-scolarizzati, si avviliscono per la condizione delle donne oggetto (non le prostitute schiavizzate, ma tipo le attrici che si spogliano), mentre i siti porno macinano miliardi di contatti, pensa.

Ma sì, combattiamo il narcisismo. Che non conosce, e non deve conoscere, declinazioni positive (tipo l’amor proprio, del proprio piacere, della propria libertà, remember?). Ma sì, combattiamo il sessismo (il maschilismo), ché non c’è differenza fra uno che butta l’occhio al didietro di una ragazza e uno stupratore. Sono entrambi malati della stessa malattia, solo a stadi diversi. In questa epidemia di brutti desideri, l’antidoto migliore è quello di tagliare la testa al toro. Ma se preferite anche qualcos’altroMeno parliamo (cantiamo) di erotismo e meglio è. Così non c’è il rischio di sbagliare. Ci sono cose più importanti, e temi più urgenti da trattare. Tipo il Mondo, tipo la Storia, tipo il Disagio dei Giovani (categoria nata da noi in seguito al boom economico, a quanto pare). Tipo che parlare di sesso pare una roba volgare, da semplicioni, da bassifondi dell’intelligenza umana.

Di sesso non si canta (più), e se lo si fa, guai a lasciar trapelare la carne. Addio fantasmi selvaggi. Addio congegni esplosivi, pronti a scoppiarti fra le mani da un momento all’altro. Blasfemia per blasfemia, dopo “A Letto con Madonna” non ci resta che vagheggiare un ipotetico e orrorifico “A Letto con Calcutta”. Non ci resta che piangere, insomma, prendendo le misure al pop che ci circonda, dalla cintola in giù. Magari Brunori ci canterebbe che il sesso è bello finché dura, ma poi ci fermiamo sempre al primo ristorante. Brondi, in una ventata di spiritualismo, ci direbbe che infondo il sesso è un sistema di prevaricazione come tanti altri, come l’ENI. Di Eros ormai c’è rimasto solo Ramazzotti (come a dire, c’è rimasto solo l’amaro).

Che la storia del genere umano sia solo un declino, inarrestabile, verso la noia più annichilente ce lo ricorda Leopardi nelle “Operette Morali”: dopo la scoperta dell’America, che altro vogliamo scoprire?

Ecco due esempi di America:

“E allora accarezzo la mia solitudine

Ed ognuno ha il suo corpo a cui sa cosa chiedere”

Gianna Nannini – “America”

“E altro che l’America, altro che la musica

Quando sei selvatica, altro che l’America”

Negrita – “Sex”

Sesso di Gruppo. Sesso da Soli. Sesso Lui & Lei. Sesso dello stesso Sesso. Sesso da Urlo. Sesso Così-Così. Sesso con Amore. Sesso senza Cuore (“ooh-ooh!” Ve la ricordate Rosalia Porcaro ne “L’Ottavo Nano”?). La centralità del sesso, dell’amore, dell’erotismo nel nostro universo canoro ha perso mordente. Ormai è una scopata di routine, in cui ognuno conosce tutti i trucchi dell’altro. Ti puoi anche spogliare, ma è inutile spoilerare, perché tanto sai già come va a finire. Va a finire che dobbiamo rifare il letto, e anche in fretta, per inchinarci al cospetto dell’altissimo King-Kong che ci perseguita (ognuno ha il suo, più o meno grande). C’è chi l’ha visto, il gorilla gigante, spiaggiato in un film di Marco Ferreri di tanti anni fa. Ciao maschio, ciao. Non resta quindi che spiaggiarsi (e deturparsi). Occidentali’s Cialis.  Birkin & Gainsbourg languiscono nell’ombra. Bianconi ci rianima ancora, da bravo allestitore di vetrine erotiche a metà fra Houellebecq e “Malizia”, nei grandi magazzini del post-moderno. E Amen.

Perché insomma, è bello quando le canzoni ti arrapano la fantasia. Molto meglio di assistere a una lectio magistralis in formato canoro (e qui la lista sarebbe lunga, da Capossela fino a Mannarino, verso lo sfinito e oltre). Ma qual è il vero problema? Qual è il focus della questione? Sarà che in un “Disperato Erotico Stomp” si fa giusto su e giù, senza mai centrare alcunché. Sarà che c’è un umore del tempo, di questi tempi, davvero pesante. E lo slancio, il fiotto utopistico, non ha firmamenti da costellare, o sogni da proiettare. Ci vuole la cultura (ci vogliono le cose serie) contro lo strapotere dei barbari. Senza contare, per dio, che perfino le canzonette sconce post-Squallor che pullulano in rete sembrano scritte da chi il sesso non l’ha mai visto neanche dal buco della serratura. Dateci un sermone. Dateci un senso di appagamento culturale. Fateci sentire più edotti.

Piantiamola con le cazzate. Colmiamo il buco, riempiamo il vuoto sul palco con la messinscena dell’impegno politico-poetico. Altrimenti vinceranno i talent-shows. Al deficiente che scrive, però, due canzoni hanno colpito più di tutte. Negli ultimi anni. Due brani agli antipodi, fin dal titolo.  “Castità” dei Delenda Noia e “Promiscuità” dei Thegiornalisti (lasciamo fuori, con dispiacere, pagine succosissime come “Dark Room” o “Io e te nell’appartamento” dei Baustelle). Un incubo torbido il primo, un sogno di libertà il secondo. Due gemme di pop contemporaneo che brillano di luce diversa, e che messe una accanto all’altra accendono una sorta di Neon Demon.

Lo scenario dei Delenda è nero. Anzi, chiaroscurale. La luce va e viene. Amore a intermittenza, come impulsi elettrici. L’ossessione pende dal soffitto di una stanza notturna: “Non ritorni neanche nella pay-tv/non faccio l’amore con nessuno”. La castità è uno spazio di attesa che snerva, che logora. Si prefigura un percorso psicologico che, ciclicamente, si ripete: “Un bacio spezza la catena e te ne ne vai senza pesi sulla schiena”. Ma poi: “Avevi detto che non faceva male/e ritorno ai discorsi da bambino”. Eccola, c’è un’anima nel buio, in attesa che l’amore si faccia carne, mentre i demoni si allungano sulle pareti. Fra sintetizzatori, drum-machine, e metriche vocali fra Branduardi e Immanuel Casto. C’è un’anima all’Inferno. E per uscire dall’Inferno, serve l’aiuto di Tommaso Paradiso.

“Promiscuità” dei Thegiornalisti è un’immersione senza bombola in un’orgia pop. La promiscuità in questo caso è anche meta-testuale. Perché c’è “Plainsong” dei The Cure che scopa con “Ricordati di me” di Venditti che scopa con “A Real Hero” dei College ft. Electric Youth che scopa con “This is your life” dei The Killers che scopa col graffio vocale di Dalla/Curreri/Grignani. Corpi (musicali, animali) e fantasie borghesi, da bamboccioni infoiati e senza sensi di colpa (FINALMENTE): “Le gambe abbronzate/le tette sudate/le mani sul culo/gli sguardi che crepano pezzi nel muro/niente legami/ma solo affetto/questione di letto/questione di sigarette fino alle sette/ e poi nulla più/uh uh uh/ uh uh/. Sappiamo che è solo un sogno dream-pop. Ma grazie per il sogno, Tommy.

Come concludere quest’articolo senza capo né coda? Forse ricordando che non dobbiamo accontentarci, o lasciarci ingannare, dalla musica che ci nega il piacere col ricatto della seriosità, e dei contenuti importanti. Date una degna colonna sonora alle vostre vite. Divertitevi col sesso, e lottate per l’amore. O meglio ancora, divertitevi lottando, nel rispetto di voi stessi. Ché non è mai detta l’ultima parola, finché non scocca l’ultima ora. Addio fantasmi selvaggi, quindi? No, questo è solo un arrivederci.